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344 SECONDA PARTE

cima di quel monte. Fece il medesimo Michelozzo il disegno e modello che mandò Cosimo in Ierusalem per l’ospizio che là fece edificare ai pelegrini che vanno al sepolcro di Cristo. Per la facciata ancora di S. Piero di Roma mandò il disegno per sei finestre, che vi si feciono poi con l’arme di Cosimo de’ Medici, delle quali ne furono levate tre a’ dì nostri e fatto rifare da papa Paulo III con l’arme di casa Farnese. Dopo, intendendo Cosimo che in Ascesi a Santa Maria degl’Angeli si pativa d’acque con grandissimo incommodo de’ popoli che vi vanno ogni anno, il primo dì d’agosto al Perdono, vi mandò Michelozzo, il quale condusse un’acqua che nasceva a mezzo la costa del monte alla fonte, la quale ricoperse con una molto vaga e ricca loggia posta sopra alcune colonne di pezzi, con l’arme di Cosimo, e drento nel convento fece a’ frati, pur di commessione di Cosimo, molti acconcimi utili, i quali poi il Magnifico Lorenzo de’ Medici rifece con maggior ornamento e più spesa, facendo porre a quella Madonna la sua immagine di cera, che ancor vi si vede. Fece anco mattonare Cosimo la strada che va dalla detta Madonna degli Angeli alla città. Nè si partì Michelozzo di quelle parti, che fece il disegno della cittadella vecchia di Perugia. Tornato finalmente a Firenze, fece al canto de’ Tornaquinci la casa di Giovanni Tornabuoni, quasi in tutto simile al palazzo che aveva fatto a Cosimo, eccetto che la facciata non è di bozzi, nè di cornici sopra, ma ordinaria. Morto Cosimo, il quale aveva amato Michelozzo quanto si può un caro amico amare, Piero suo figliuolo gli fece fare di marmo, in S. Miniato in sul monte, la capella dov’è il Crucifisso, e nel mezzo tondo dell’arco dietro alla detta cappella, intagliò Michelozzo un falcone di basso rilievo col diamante, impresa di Cosimo suo padre, che fu opera veramente bellissima. Disegnando dopo queste cose il medesimo Piero de’ Medici far la cappella della Nunziata tutta di marmo nella chiesa de’ Servi, volle che Michelozzo, già vecchio, intorno a ciò gli dicesse il parer suo, sì perchè molto amava la virtù di quell’uomo, sì perchè sapeva quanto fedel amico e servitor fusse stato a Cosimo suo padre. Il che avendo fatto Michelozzo, fu dato cura di lavorarla a Pagno di Lapo Portigiani scultore da Fiesole, il quale in ciò fare, come quello che in poco spazio volle molte cose racchiudere, ebbe molte considerazioni. Reggano questa cappella quattro colonne di marmo alte braccia 9 in circa, fatte con canali doppii di lavoro corinto e con le base e capitegli variamente intagliati e doppii di membra; sopra le colonne posano architrave, fregio e cornicione, doppii similmente di membri e d’intagli, e pieni di varie fantasie, e particolarmente d’imprese e d’arme de’ Medici, e di fogliami; fra queste et altre cornici fatte per un altro ordine di lumi, è un epitaffio grande intagliato in marmo, bellissimo. Di sotto, per il cielo di detta cappella, fra le quattro colonne è uno spartimento di marmo tutto intagliato e pieno di smalti lavorati a fuoco e di musaico in varie fantasie di color d’oro e pietre fini; il piano del pavimento è pieno di porfidi, serpentini, mischi e d’altre pietre rarissime con bell’ordine commesse e compartite. La detta cappella si chiude con un ingraticolato intorno di cordoni di bronzo con candelieri di sopra, fermati in un ornamento di marmo che fa bellissimo finimento al bronzo et ai candellieri, e dalla parte dinanzi, l’uscio che chiude la cappella è similmente di bronzo e