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PIETRO DELLA FRANC. 357

pitture e diede fine a quelle che Piero lasciò, sopravenendoli la morte, imperfette. Fece Lorentino in fresco, vicino al S. Donato che Piero lavorò nella Madonna delle Grazie, alcune storie di S. Donato, et in molti altri luoghi di quella città e similmente del contado, moltissime cose e perchè non si stava mai, e per aiutare la sua famiglia che in que’ tempi era molto povera. Dipinse il medesimo nella detta chiesa delle Grazie una storia, dove papa Sisto Quarto, in mezzo al cardinal di Mantoa et al cardinal Piccolomini, che fu poi papa Pio Terzo, concede a quel luogo un perdono. Nella quale storia ritrasse Lorentino, di naturale e ginocchioni, Tommaso Marzi, Piero Traditi, Donato Rosselli e Giuliano Nardi, tutti cittadini aretini et Operai di quel luogo. Fece ancora nella sala del palazzo de’ Priori, ritratto di naturale, Galeotto cardinale da Pietra Mala, il vescovo Guglielmino degl’Ubertini, Messer Angelo Albergotti dottor di legge, e molte altre opere che sono sparse per quella città. Dicesi che, essendo vicino a carnovale, i figliuoli di Laurentino lo pregavano che amazzasse il porco, sì come si costuma in quel paese; e che non avendo egli il modo di comprarlo, gli dicevano: "Non avendo danari, come farete babbo, a comperare il porco?". A che rispondeva Lorentino: "Qualche Santo ci aiuterà". Ma avendo ciò detto più volte e non comparendo il porco, n’avevano, passando la stagione, perduta la speranza quando finalmente gli capitò alle mani un contadino dalla Pieve a Quarto, che per sodisfare un voto voleva far dipignere un S. Martino, ma non aveva altro assegnamento per pagare la pittura che un porco che valeva cinque lire. Trovando costui Lorentino gli disse che voleva fare il S. Martino, ma che non aveva altro assegnamento che il porco. Convenutisi dunque, Lorentino gli fece il santo, et il contadino a lui menò il porco. E così il Santo provide il porco ai poveri figlioli di questo pittore. Fu suo discepolo ancora, Pietro da Castel della Pieve, che fece un arco sopra Santo Agostino; et alle monache di S. Caterina d’Arezzo un S. Urbano oggi ito per terra per rifare la chiesa. Similmente fu suo creato Luca Signorelli da Cortona, il quale gli fece, più che tutti gl’altri, onore; Piero Borghese, le cui pitture furono intorno agl’anni 1458, d’anni sessanta per un cattarro accecò, e così visse insino all’anno 86 della sua vita. Lasciò nel Borgo bonissime facultà et alcune case che egli stesso si aveva edificate, le quali per le parti furono arse e rovinate l’anno 1536. Fu sepolto nella chiesa maggiore, che già fu dell’Ordine di Camaldoli et oggi è Vescovado, onoratamente da’ suoi cittadini. I libri di Pietro sono, per la maggior parte, nella libreria del Secondo Federigo duca d’Urbino, e sono tali che meritamente gli hanno acquistato nome del miglior geometra che fusse ne’ tempi suoi.

FINE DELLA VITA DI PIERO DELLA FRANCESCA