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376 SECONDA PARTE

l’ombra, senza mettere al sole, le sue pitture. Onde poi che hebbe molte cose sperimentate, e pure, e mescolate insieme, alla fine trovò, che l’Olio di Seme di Lino, e quello delle Noci, fra tanti, che n’haveva provati; erano piu seccatevi di tutti gl’altri. Questi dunque bolliti con altre sue misture, gli fecero la vernice, che egli, anzi tutti i pittori del mondo havevano lungamente disiderato. Dopo fatto sperienza di molte altre cose, vide, che il mescolare i colori con queste sorti d’olij, dava loro una tempera molto forte; e che secca non solo non temeva l’acqua altrimenti, ma accendeva il colore tanto forte, che gli dava lustro da per se senza vernice. E quello, che piu gli parve mirabile, fu che si univa meglio, che la tempera infinitamente. Per cotale invenzione rallegrandosi molto Giovanni, si come era ben ragionevole diede principio a molti lavori, et n’empie tutte quelle parti con incredibile piacere de’ popoli, e utile suo grandissimo, ilquale aiutato di giorno in giorno dalla sperienza, andò facendo sempre cose maggiori, et migliori. Sparsa non molto dopo la fama dell’invenzione di Giovanni, non solo per la Fiandra, ma per l’Italia, et molte altri parti del mondo, mise in disiderio grandissimo gl’Artefici di sapere in che modo egli desse all’opere sue tanta perfezzione. I quali Artefici perche vedevano l’opere, e non sapevano quello, che egli si adoperasse, erano costretti a celebrarlo, e dargli lode immortali, et in un medesimo tempo virtuosamente invidiarlo: E massimamente, che egli per un tempo non volle da niuno esser veduto lavorare, ne insegnare a nessuno il segreto. Ma divenuto vecchio, ne fece grazia finalmente a Ruggieri da Bruggia suo creato, e Ruggieri ad Ausse suo Discepolo, et agl’altri, de’ quali si parlò, dove si ragiona del colorire a olio nelle cose di pittura. Ma con tutto cio, se bene i Mercanti ne facevano incetta, e ne mandavano per tutto il mondo a Principi, e gran personaggi con loro molto utile, la cosa non usciva di Fiandra. Et ancora, che cotali pitture havessino in se quell’odore acuto, che loro davano i colori, e gli olij mescolati insieme, e particularmente quando erano nuove; onde pareva, che fusse possibile conoscergli, non però si trovò mai nello spazio di molti anni. Ma essendo da alcuni Fiorentini, che negoziavano in Fiandra, et in Napoli, mandata al Re Alfonso primo di Napoli una tavola con molte figure lavorata a olio da Giovanni, laquale, per la bellezza delle figure, e per la nuova invenzione del colorito fu a quel Re carissima, concorsero quanti pittori erano in quel regno per vederla, e da tutti fu sommamente lodata. Hora havendo un’Antonello da Messina, persona, di buono, e desto ingegno, et accorto molto, e pratico nel suo mestiero atteso molti anni al disegno in Roma, si era prima ritirato in Palermo, e quivi lavorato molti anni, et in ultimo a Messina sua patria, dove haveva con l’opere confirmata, la buona openione che haveva il paese suo della virtù, che haveva di benissimo dipignere. Costui dunque, andando una volta per sue bisogne di Sicilia a Napoli intese, che al detto Re Alfonso era venuta di Fiandra la sopradetta tavola di mano di Giovanni da Bruggia, dipinta a olio, per si fatta maniera, che si poteva lavare; reggeva ad ogni percossa, et haveva in se tutta perfezzione. Perche fatta opera di vederla, hebbono tanta forza in lui la vivacità de’ colori e la bellezza, et unione di quel dipinto, che messo da parte ogni altro negozio, e pensiero, se n’ andò in Fiandra. Et in Bruggia pervenuto, prese dimestichezza grandissia


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