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428 SECONDA PARTE

cinque in ritoccarla a secco. Ben è vero che in quel mentre fece alcune altre cose e particolarmente, che si sa, la predella dell’altar maggiore di San Giovanni in Monte, nella quale fece tre storie della Passion di Cristo. E perchè Ercole fu di natura fantastico, e massimamente quando lavorava, avendo per costume che nè pittori nè altri lo vedessino, fu molto odiato in Bologna dai pittori di quella città, i quali per invidia hanno sempre portato odio ai forestieri che vi sono stati condotti a lavorare; et il medesimo fanno anco alcuna volta fra loro stessi, nelle concorrenze; benchè questo è quasi particolar vizio de’ professori di queste nostre arti in tutti i luoghi. S’accordarono dunque una volta alcuni pittori bolognesi con un legnaiuolo, e per mezzo suo si rinchiusero in chiesa vicino alla cappella che Ercole lavorava; e la notte seguente, entrati in quella per forza, non pure non si contentarono di veder l’opera, il che doveva bastar loro, ma gli rubarono tutti i cartoni, gli schizzi, i disegni et ogni altra cosa che vi era di buono. Per la qual cosa si sdegnò in maniera Ercole, che finita l’opera si partì di Bologna senza punto dimorarvi; e seco ne menò il duca Tagliapietra, scultore molto nominato, il quale in detta opera che Ercole dipinse intagliò di marmo que’ bellissimi fogliami che sono nel parapetto, dinanzi a essa cappella, et il quale fece poi in Ferrara tutte le finestre di pietra del palazzo del Duca, che sono bellissime. Ercole dunque, infastidito finalmente dallo star fuori di casa, se ne stette poi sempre in Ferrara in compagnia di colui e fece in quella città molte opere. Piaceva a Ercole il vino straordinariamente, perchè spesso inebriandosi fu cagione di accortarsi la vita, la quale avendo condotta senza alcun male insino agl’anni quaranta, gli cadde un giorno la gocciola, di maniera che in poco tempo gli tolse la vita. Lasciò Guido bolognese pittore, suo creato, il quale l’anno 1491, come si vede dove pose il nome suo sotto il portico di S. Piero a Bologna, fece a fresco un Crucifisso, con le Marie, i ladroni, i cavalli et altre figure ragionevoli. E perchè egli disiderava sommamente di venire stimato in quella città come era stato il suo maestro, studiò tanto e si sottomise a tanti disagi, che si morì di trentacinque anni. E se si fusse messo Guido a imparare l’arte da fanciullezza, come vi si mise d’anni diciotto, arebbe non pur pareggiato il suo maestro senza fatica, ma passatolo ancora di gran lunga. E nel nostro libro sono disegni di mano di Ercole e di Guido, molto ben fatti e tirati con grazia e buona maniera, etc.

FINE DELLA VITA D’ERCOLE DA FERRARA, PITTORE