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DOMENICO GHIR. 457

rifiuta la eredità a Pietro Bernardone suo padre, e piglia l’abito di sacco cignendosi con la corda. E nella faccia del mezzo quando egli va a Roma a papa Onorio e fa confermar la Regola sua, presentando di gennaio le rose a quel pontefice; nella quale storia finse la sala del Concistoro co’ cardinali che sedevano intorno, e certe scalee che salivano in quella; accennando certe mezze figure ritratte di naturale et accomodandovi ordini d’appoggiatoi per la salita. E fra quegli ritrasse il Magnifico Lorenzo Vecchio de’ Medici. Dipinsevi medesimamente quando San Francesco riceve le stimite; e nella ultima fece quando egli è morto e che i frati lo piangono; dove si vede un frate che gli bacia le mani; il quale effetto non si può esprimer meglio nella pittura, senza che e’ v’è un vescovo parato con gli occhiali al naso che gli canta la vigilia, che il non sentirlo solamente lo dimostra dipinto. Ritrasse in due quadri che mettono in mezzo la tavola, Francesco Sassetti ginocchioni, in uno, e ne l’altro Madonna Nera sua donna et i suoi figliuoli, ma questi nell’istoria di sopra, dove si risuscita il fanciullo, con certe belle giovani della medesima famiglia che non ho potuto ritrovar i nomi, tutte con gl’abiti e portature di quella età, cosa che non è di poco piacere. Oltra ch’e’ fece nella volta quattro Sibille, e fuori della cappella un ornamento sopra l’arco nella faccia dinanzi, con una storia dentrovi, quando la Sibilla tiburtina fece adorar Cristo a Ottaviano imperatore, che per opera in fresco è molto praticamente condotta e con una allegrezza di colori molto vaghi. Et insieme accompagnò questo lavoro con una tavola pur di sua mano, lavorata a tempera; quale ha dentro una natività di Cristo da far maravigliare ogni persona intelligente, dove ritrasse se medesimo e fece alcune teste di pastori che sono tenute cosa divina. Della quale Sibilla e d’altre cose di quell’opera, sono nel nostro libro disegni bellissimi fatti di chiaro scuro, e particolarmente la prospettiva del ponte a S. Trinita. Dipinse a’ frati Ingesuati una tavola per l’altar maggiore con alcuni Santi ginocchioni, cioè S. Giusto vescovo di Volterra, che era titolo di quella chiesa, S. Zanobi vescovo di Firenze, un angelo Raffaello et un San Michele armato di bellissime armadure et altri Santi. E nel vero merita in questo lode Domenico, perchè fu il primo che cominciasse a contrafar con i colori alcune guernizioni et ornamenti d’oro, che insino allora non si erano usate; e levò via in gran parte quelle fregiature che si facevano d’oro a mordente o a bolo, le quali erano più da drappelloni che da maestri buoni. Ma più che l’altre figure è bella la Nostra Donna che ha il Figliuolo in collo e quattro Angioletti a torno; questa tavola, che per cosa a tempera non potrebbe meglio esser lavorata, fu posta allora fuor della porta a Pinti nella chiesa di que’ frati; ma perchè ella fu poi, come si dirà altrove, rovinata, ell’è oggi nella chiesa di S. Giovannino dentro alla porta a S. Pier Gattolini, dove è il convento di detti Ingiesuati. E nella chiesa di Cestello fece una tavola finita da David e Benedetto suoi fratelli, dentrovi la visitazione di Nostra Donna, con alcune teste di femmine vaghissime e bellissime. Nella chiesa degl’Innocenti fece a tempera una tavola de’ Magi, molto lodata, nella quale sono teste bellissime d’aria e di fisonomia varie, così di giovani come di vecchi; e particularmente nella testa della Nostra Donna si conosce quella onesta bellezza e grazia, che nella madre del Figliuol di Dio