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458 SECONDA PARTE

può esser fatta dall’arte. Et in S. Marco al tramezzo della chiesa, un’altra tavola, e nella forestieria un cenacolo con diligenza l’uno e l’altro condotto: et in casa di Giovanni Tornabuoni un tondo con la storia de’ Magi, fatto con diligenza. Allo spedaletto per Lorenzo Vecchio de’ Medici, la storia di Vulcano, dove lavorano molti ignudi fabricando con le martella saette a Giove. Et in Fiorenza nella chiesa d’Ogni Santi, a concorrenza di Sandro di Botticello, dipinse a fresco un San Girolamo che oggi è allato alla porta che va in coro, intorno al quale fece una infinità di instrumenti di libri da persone studiose. Questa pittura insieme con quella di Sandro di Botticello, essendo occorso a’ frati levare il coro del luogo dove era, è stata allacciata con ferri e trapportata nel mezzo della chiesa senza lesione, in questi proprii giorni che queste vite la seconda volta si stampano. Dipinse ancora l’arco sopra la porta di S. Maria Ughi et un tabernacolino all’Arte de’ Linaiuoli, similmente un S. Giorgio molto bello, che ammazza il serpente, nella medesima chiesa d’Ogni Santi. E per il vero egli intese molto bene il modo del dipignere in muro e facilissimamente lo lavorò; essendo nientedimanco nel comporre le sue cose molto leccato. Essendo poi chiamato a Roma da papa Sisto IIII a dipignere con altri maestri la sua cappella, vi dipinse quando Cristo chiama a sè dalle reti Pietro et Andrea, e la Resurressione di esso Gesù Cristo, della quale oggi è guasta la maggior parte per essere ella sopra la porta respetto a lo avervisi avuto a rimetter uno architrave che rovinò. Era in questi tempi medesimi in Roma, Francesco Tornabuoni onorato e ricco mercante et amicissimo di Domenico, al quale essendo morta la donna sopra parto, come s’è detto in Andrea Verrochio, et avendo, per onorarla come si convenia alla nobiltà loro, fattole fare una sepoltura nella Minerva, volle anco che Domenico dipignesse tutta la faccia dove ell’era sepolta, et oltre a questo vi facesse una piccola tavoletta a tempera, laonde in quella pariete fece quattro storie: dua di S. Giovanni Batista e due della Nostra Donna; le quali veramente gli furono allora molto lodate. E provò Francesco tanta dolcezza nella pratica di Domenico, che tornandosene quello a Fiorenza con onore e con danari, lo raccomandò per lettere a Giovanni suo parente, scrivendoli quanto e’ lo avesse servito bene in quell’opera e quanto il papa fusse satisfatto de le sue pitture. Le quali cose udendo Giovanni, cominciò a disegnare di metterlo in qualche lavoro magnifico da onorare la memoria di se medesimo e da arrecare a Domenico fama e guadagno. Era per avventura in S. Maria Novella, convento de’ frati predicatori, la cappella maggiore dipinta già da Andrea Orgagna; la quale, per essere stato mal coperto il tetto della volta, era in più parti guasta da l’acqua, per il che già molti cittadini l’avevano voluta rassettare, o vero dipignierla di nuovo; ma i padroni, che erano quelli della famiglia de’ Ricci, non se n’erano mai contentati, non potendo essi far tanta spesa, nè volendosi risolvere a concederla ad altri che la facesse, per non perdere la iuridizione del padronato et il segno dell’arme loro lasciatagli dai loro antichi. Giovanni adunque, desideroso che Domenico gli facesse questa memoria, si misse intorno a questa pratica tentando diverse vie. Et in ultimo promisse a’ Ricci far tutta quella spesa egli e che gli ricompenserebbe in qualcosa, e farebbe metter l’arme loro nel più evidente et onorato