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488 SECONDA PARTE

latina Messer Girolamo Campagnuola a Messer Leonico Timeo, filosofo greco, nella quale gli dà notizia d’alcuni pittori vecchi che servirono quei da Carrara, signori di Padova, il quale Iacopo se lo tirò in casa e poco appresso, conosciutolo di bello ingegno, se lo fece figliuolo adottivo. E perchè si conosceva lo Squarcione non esser il più valente dipintore del mondo, acciò che Andrea imparasse più oltre che non sapeva egli, lo esercitò assai in cose di gesso formate da statue antiche, et in quadri di pitture, che in tela si fece venire di diversi luoghi, e particolarmente di Toscana e di Roma. Onde con questi sì fatti et altri modi, imparò assai Andrea nella sua giovinezza. La concorrenza ancora di Marco Zoppo bolognese e di Dario da Trevisi e di Niccolò Pizzolo padoano, discepoli del suo adottivo padre e maestro, gli fu di non picciolo aiuto e stimolo all’imparare. Poi dunque che ebbe fatta Andrea, allora che non aveva più che 17 anni, la tavola dell’altar maggiore di S. Sofia di Padoa, la quale pare fatta da un vecchio ben pratico e non da un giovanetto, fu allogata allo Squarcione la capella di S. Cristofano, che è nella chiesa de’ frati Eremitani di S. Agostino in Padoa, la quale egli diede a fare al detto Niccolò Pizzolo et Andrea. Niccolò vi fece un Dio Padre che siede in maestà in mezzo ai dottori della chiesa, che furono poi tenute non manco buone pitture, che quelle che vi fece Andrea; e nel vero, se Niccolò che fece poche cose ma tutte buone si fusse dilettato della pittura quanto fece dell’arme, sarebbe stato eccellente e forse molto più vivuto che non fece; conciò fusse che, stando sempre in sull’armi et avendo molti nimici, fu un giorno che tornava da lavorare, affrontato e morto a tradimento; non lasciò altre opere che io sappia, Niccolò, se non un altro Dio Padre nella capella di Urbano Perfetto. Andrea, dunque, rimaso solo, fece nella detta cappella i quattro Vangelisti che furono tenuti molto belli. Per questa et altre opere, cominciando Andrea a essere in grande aspettazione et a sperarsi che dovesse riuscire quello che riuscì, tenne modo Iacopo Bellino pittore viniziano, padre di Gentile e di Giovanni e concorrente dello Squarcione, che esso Andrea tolse per moglie una sua figliuola e sorella di Gentile. La qual cosa sentendo, lo Squarcione si sdegnò di maniera con Andrea che furono poi sempre nimici; e quanto lo Squarcione per l’adietro aveva sempre lodate le cose d’Andrea, altretanto da indi in poi le biasimò sempre publicamente. E sopra tutto biasimò senza rispetto le pitture che Andrea aveva fatte nella detta cappella di S. Cristofano, dicendo che non erano cosa buona perchè aveva nel farle imitato le cose di marmo antiche, dalle quali non si può imparare la pittura perfettamente, perciò che i sassi hanno sempre la durezza con esso loro e non mai quella tenera dolcezza che hanno le carni e le cose naturali, che si piegano e fanno diversi movimenti, aggiugnendo che Andrea arebbe fatto molto meglio quelle figure e sarebbono state più perfette se avesse fattole di color di marmo e non di que’ tanti colori, perciò che non avevano quelle pitture somiglianza di vivi ma di statue antiche di marmo o d’altre cose simili. Queste cotali reprensioni punsero l’animo d’Andrea, ma dall’altro canto gli furono di molto giovamento, perchè conoscendo che egli diceva in gran parte il vero, si diede a ritrarre persone vive e vi fece tanto acquisto, che in una storia che in detta cappella gli restava a fare, mostrò che sapeva