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494 SECONDA PARTE

della Badia di Fiorenza. In S. Spirito della medesima città lavorò in una tavola la Nostra Donna, S. Martino, S. Niccolò, e S. Caterina per Tanai de’ Nerli, et in S. Brancazio alla cappella de’ Rucellai una tavola et in S. Raffaello un crucifisso e due figure in campo d’oro; in S. Francesco fuor della porta a S. Miniato, dinanzi alla sagrestia, fece un Dio Padre con molti fanciulli, et al Palco, luogo de’ frati del Zoccolo fuori di Prato, lavorò una tavola. E nella terra fece nell’udienza de’ Priori, in una tavoletta molto lodata, la Nostra Donna, S. Stefano e S. Giovanni Battista. In sul canto al Mercatale pur di Prato, dirimpetto alle monache di S. Margherita, vicino a certe sue case, fece in un tabernacolo a fresco, una bellissima Nostra Donna con un coro di serafini in campo di splendore. Et in questa opera, fra l’altre cose dimostrò arte e bella avvertenza in un serpente che è sotto a S. Margherita, tanto strano et orribile, che fa conoscere dove abbia il veleno, il fuoco e la morte. Et il resto di tutta l’opera è colorito con tanta freschezza e vivacità, che merita perciò essere lodato infinitamente. In Lucca lavorò parimente alcune cose e particolarmente nella chiesa di S. Ponziano de’ frati di Monte Oliveto una tavola in una cappella, nel mezzo della quale in una nicchia è un S. Antonio bellissimo di rilievo, di mano d’Andrea Sansovino scultore eccellentissimo. Essendo Filippo ricerco d’andare in Ungheria al re Mattia, non volle andarvi; ma in quel cambio lavorò in Firenze per quel re due tavole molto belle che gli furono mandate, in una delle quali ritrasse quel re, secondo che gli mostrarono le medaglie. Mandò anco lavori a Genoa, e fece a Bologna in S. Domenico, allato alla cappella dell’altar maggiore a man sinistra, in una tavola un S. Bastiano che fu cosa degna di molta lode. A Tanai de’ Nerli fece un’altra tavola di S. Salvadore fuor di Fiorenza. Et a Piero del Pugliese amico suo lavorò una storia di figure piccole, condotte con tanta arte e diligenza, che volendone un altro cittadino una simile, gliela dinegò dicendo esser impossibile farla. Dopo queste opere fece, pregato da Lorenzo Vecchio de’ Medici, per Olivieri Caraffa cardinale napolitano amico suo, una grandissima opera in Roma, là dove andando per ciò fare, passò, come volle esso Lorenzo, da Spoleto per dar ordine di far fare a fra’ Filippo suo padre una sepoltura di marmo a spese di Lorenzo, poichè non aveva potuto dagli Spoletini ottenere il corpo di quello, per condurlo a Firenze; e così disegnò Filippo la detta sepoltura con bel garbo, e Lorenzo in su quel disegno la fece fare, come in altro luogo s’è detto, sontuosa e bella. Condottosi poi Filippo a Roma fece al detto cardinale Caraffa, nella chiesa della Minerva, una cappella nella quale dipinse storie della vita di S. Tommaso d’Aquino et alcune poesie molto belle, che tutte furono da lui, il quale ebbe in questo sempre propizia la natura, ingegnosamente trovate. Vi si vede, dunque, dove la Fede ha fatto prigiona l’Infedeltà, tutti gl’eretici et infedeli. Similmente, come sotto la Speranza è la Disperazione, così vi sono molte altre virtù che quel vizio che è loro contrario hanno soggiogato. In una disputa è S. Tommaso in catedra, che difende la Chiesa da una scuola d’eretici et ha sotto come vinti Sabellio, Arrio, Averroè et altri, tutti con graziosi abiti indosso. Della quale storia ne abbiamo di propria mano di Filippo nel nostro libro de’ disegni il proprio, con alcuni altri del medesimo, fatti con tanta pratica