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496 SECONDA PARTE

poi così tutto insieme alzato e tirato in alto per via di canapi e funi e di puntegli; le quali funi e canapi sono avvolte a certe anticaglie rotte e pezzi di pilastri et imbasamenti e tirate da alcuni ministri. Dall’altro lato regge il peso della detta croce e del Santo che vi è sopra nudo, da una banda uno con una scala, con la quale l’ha inforcata, e dall’altra un altro con un puntello, sostenendola insino a che due altri, fatto lieva a piè del ceppo e pedale d’essa croce, va bilicando il peso, per metterla nella buca fatta in terra, dove aveva da stare ritta. Che più? Non è possibile, nè per invenzione, nè per disegno, nè per quale si voglia altra industria o artifizio, far meglio. Sonovi, oltre ciò, molte grottesche et altre cose lavorate di chiaroscuro simili al marmo e fatte stranamente con invenzione e disegno bellissimo. Fece anco ai frati Scopetini a S. Donato fuor di Fiorenza, detto Scopeto, al presente rovinato, in una tavola i Magi che offeriscono a Cristo finita con molta diligenza, e vi ritrasse in figura d’uno astrologo che ha in mano un quadrante, Pier Francesco Vecchio de’ Medici, figliuolo di Lorenzo di Bicci, e similmente Giovanni padre del signor Giovanni de’ Medici et un altro Pier Francesco di esso signor Giovanni fratello, et altri segnalati personaggi. Sono in quest’opera mori, indiani, abiti stranamente acconci et una capanna bizzarrissima. Al Poggio a Caiano cominciò per Lorenzo de’ Medici un sacrifizio a fresco in una loggia, che rimase imperfetto. E per le monache di S. Ieronimo sopra la costa a S. Giorgio in Firenze, cominciò la tavola dell’altar maggiore, che dopo la morte sua fu da Alonso Berughetta spagnuolo tirata assai bene inanzi, ma poi finita del tutto, essendo egli andato in Ispagna, da altri pittori. Fece nel palazzo della Signoria la tavola della sala dove stavano gl’Otto di pratica; et il disegno d’un’altra tavola grande con l’ornamento per la sala del consiglio, il qual disegno, morendosi, non cominciò altramente a mettere in opera, se bene fu intagliato l’ornamento il quale è oggi appresso maestro Baccio Baldini fiorentino, fisico eccellentissimo et amatore di tutte le virtù. Fece per la chiesa della Badia di Firenze un S. Girolamo bellissimo. Cominciò ai frati della Nunziata, per l’altar maggiore, un Deposto di croce; e finì le figure dal mezzo in sù solamente, perchè sopragiunto da febre crudelissima e da quella strettezza di gola, che volgarmente si chiama sprimanzia, in pochi giorni si morì, di quarantacinque anni. Onde essendo sempre stato cortese, affabile e gentile, fu pianto da tutti coloro che l’avevano conosciuto, e particolarmente dalla gioventù di questa sua nobile città, che nelle feste pubbliche mascherate et altri spettacoli si servì sempre con molta sodisfazione dell’ingegno et invenzione di Filippo, che in così fatte cose non ha avuto pari. Anzi fu tale in tutte le sue azzioni, che ricoperse la macchia (qualunche ella si sia) lasciatagli dal padre. La ricoprì dico, non pure con l’eccellenza della sua arte nella quale non fu ne’ suoi tempi inferiore a nessuno, ma con vivere modesto e civile, e sopra tutto con l’esser cortese et amorevole; la qual virtù quanto abbia forza e potere in conciliarsi gl’animi universalmente di tutte le persone, coloro il sanno solamente, che l’hanno provato e provano. Ebbe Filippo dai figliuoli suoi sepoltura in S. Michele Bisdomini a’ dì 13 aprile MDV. E mentre si portava a sepellire si serrarono tutte le botteghe nella via de’ Servi, come nell’essequie de’ principi uomini si suol fare alcuna volta.