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VITTORE SCARPACCIA 521

Fu molto miglior maestro di costui Guariero pittor padovano, il quale, oltre a molte altre cose, dipinse la cappella maggiore de’ frati Eremitani di S. Agostino in Padoa et una cappella ai medesimi nel primo chiostro; un’altra cappelletta in casa Urbano prefetto, e la sala degl’imperadori romani, dove nel tempo di carnovale vanno gli scolari a danzare. Fece anco a fresco nella cappella del podestà, della città medesima, alcune storie del Testamento Vecchio. Giusto, pittore similmente padovano, fece fuor della chiesa del Vescovado nella cappella di S. Giovanni Batista, non solo alcune storie del Vecchio e Nuovo Testamento, ma ancora le revelazioni de l’Apocalisse di S. Giovanni evangelista, e nella parte di sopra fece in un Paradiso, con belle considerazioni, molti cori d’Angeli et altri ornamenti. Nella chiesa di S. Antonio lavorò a fresco la cappella di S. Luca, e nella chiesa degl’Eremitani di S. Agostino dipinse in una cappella l’arti liberali; et appresso a quelle le virtù et i vizii, e così coloro che per le virtù sono stati celebrati, come quelli che per i vizii sono in estrema miseria rovinati e nel profondo dell’Inferno. Lavorò anco in Padova, a’ tempi di costui, Stefano pittore ferrarese, il quale, come altrove si è detto, ornò di varie pitture la cappella e l’arca, dove è il corpo di S. Antonio, e così la Vergine Maria, detta del Pilastro. Fu tenuto in pregio ne’ medesimi tempi Vincenzio pittore bresciano, secondo che racconta il Filareto, e Girolamo Campignuola, anch’egli pittore padoano e discepolo dello Squarcione. Giulio poi, figliuolo di Girolamo, dipinse, miniò et intagliò in rame molte belle cose, così in Padova come in altri luoghi. Nella medesima Padova lavorò molte cose Niccolò Moreto, che visse ottanta anni e sempre esercitò l’arte; et oltre a questi molti altri, che ebbono dependenza da Gentile e Giovanni Bellini. Ma Vittore Scarpaccia fu veramente il primo che fra costoro facesse opere di conto; e le sue prime opere furono nella scuola di S. Orsola, dove in tela fece la maggior parte delle storie che vi sono, della vita e morte di quella Santa; le fatiche delle quali pitture egli seppe sì ben condurre, e con tanta diligenza et arte, che n’acquistò nome di molto accommodato e pratico maestro. Il che fu, secondo che si dice, cagione che la nazione milanese gli fece fare ne’ frati minori una tavola alla cappella loro di S. Ambrogio, con molte figure a tempra. Nella chiesa di S. Antonio, all’altare di Cristo risuscitato, dove dipinse quando egli aparisce alla Maddalena et altre Marie, fece una prospettiva di paese lontano che diminuisce, molto bella. In un’altra cappella dipinse la storia de’ martiri, cioè quando furono crucifissi, nella quale opera fece meglio che trecento figure, fra grandi e piccole, et in oltre cavalli et alberi assai, un cielo aperto, diverse attitudini di nudi e vestiti, molti scorti e tante altre cose, e si può vedere che egli non la conducesse se non con fatica straordinaria. Nella chiesa di S. Iob in Canareio all’altare della Madonna fece quando ella presenta Cristo piccolino a Simeone, dove gli figurò essa Madonna ritta, e Simeone col piviale in mezzo a due ministri vestiti da cardinali. Dietro alla Vergine sono due donne, una delle quali ha due colombe. E da basso sono tre putti, che suonano un liuto, una storta et una lira, o vero viola: et il colorito di tutta la tavola è molto vago e bello. E nel vero fu Vittore molto diligente e pratico maestro, e molti quadri che sono di sua mano in Vinezia