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LUCA SIGNORELLI. 527

l’anno 1472, a fresco la cappella di S. Barbara; et alla Compagnia di S. Caterina, in tela a olio, il segno che si porta a processione, similmente quello della Trinità, ancora che non paia di mano di Luca, ma di esso Pietro dal Borgo. Fece in S. Agostino in detta città la tavola di S. Nicola da Tolentino, con istoriette bellissime, condotta da lui con buon disegno et invenzione; e nel medesimo luogo fece alla cappella del Sagramento, due Angeli lavorati in fresco. Nella chiesa di S. Francesco alla cappella degl’Acolti fece per Messer Francesco, dottore di legge, una tavola nella quale ritrasse esso Messer Francesco et alcune sue parenti; in questa opera è un S. Michele che pesa l’anime, il quale è mirabile; et in esso si conosce il saper di Luca, nello splendore dell’armi, nelle reverberazioni et insomma in tutta l’opera; gli mise in mano un paio di bilanze, nelle quali gl’ignudi, che vanno uno in su e l’altro in giù, sono scorti bellissimi. E fra l’altre cose ingegnose che sono in questa pittura, vi è una figura ignuda benissimo trasformata in un diavolo, al quale un ramarro lecca il sangue d’una ferita. Vi è oltre ciò, una Nostra Donna col Figliuolo in grembo, S. Stefano, S. Lorenzo, una S. Caterina, e due Angeli, che suonano uno un liuto e l’altro un ribechino, e tutte sono figure vestite et adornate tanto, che è maraviglia; ma quello che vi è più miracoloso, è la predella piena di figura piccole de’ fatti di detta S. Caterina. In Perugia ancora fece molte opere, e fra l’altre, in Duomo, per Messer Iacopo Vannucci cortonese vescovo di quella città, una tavola; nella quale è la Nostra Donna, S. Nonofrio, S. Ercolano, S. Giovanni Batista e S. Stefano; et un Angelo che tempera un liuto, bellissimo. A Volterra dipinse in fresco nella chiesa di S. Francesco, sopra l’altare d’una compagnia, la Circoncisione del Signore, che è tenuta bella a maraviglia, se bene il Putto avendo patito per l’umido, fu rifatto dal Soddoma molto men bello che non era. E nel vero sarebbe meglio tenersi alcuna volta le cose fatte da uomini eccellenti più tosto mezzo guaste, che farle ritoccare a chi sa meno. In S. Agostino della medesima città fece una tavola a tempera e la predella di figure piccole, con istorie della Passione di Cristo, che è tenuta bella straordinariamente. Al Monte a S. Maria dipinse a quei signori in una tavola un Cristo morto, et a Città di Castello in S. Francesco, una Natività di Cristo, et in S. Domenico in una altra tavola un S. Bastiano. In S. Margherita di Cortona sua patria, luogo de’ frati del Zoccolo, un Cristo morto, opera delle sue rarissima. E nella Compagnia del Gesù, nella medesima città, fece tre tavole, delle quali quella ch’è allo altar maggiore è maravigliosa dove Cristo comunica gl’Apostoli e Giuda si mette l’ostia nella scarsella. E nella Pieve oggi detta il Vescovado, dipinse a fresco, nella cappella del Sagramento, alcuni Profeti grandi quanto il vivo; et intorno al tabernacolo alcuni Angeli che aprono un padiglione; e dalle bande un S. Ieronimo et un S. Tomaso d’Aquino. All’altar maggiore di detta chiesa fece in una tavola una bellissima Assunta; e disegnò le pitture dell’occhio principale di detta chiesa, che poi furono messe in opera da Stagio Sassoli d’Arezzo. In Castiglioni Aretino fece sopra la cappella del Sacramento un Cristo morto, con le Marie. Et in S. Francesco di Lucignano gli sportelli d’un armario, dentro al quale sta un albero di coralli che ha una croce a sommo. A Siena fece in S. Agostino una tavola alla cappella di S. Cristofano, dentrovi alcuni Santi che mettono