Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/86

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LETTERA DI M.

moſtrando che era Dio dello anno, e della etâ, moſtraualo ancora molte altre ſtatue pur di bronzo di maniera Toſcana ſparſe per tutta quanta l’Italia. E pare che ſia coſa degna di marauiglia, che eſſendo queſta arte tanto antica in Italia i Romani di quel tẽpo amaßero piu li Iddei, che eßi adorauano ritratti di terra, o di legno intagliati, che di bronzo hauendone l’arte: percioche inſino al tempo, nel quale fu da Romani uinta l’Aſia cotali imagini di Dei ancora ſi adorauano. ma poi quella ſemplicità e pouerta Romana coſi nelle publiche, come nelle priuate coſe diuenne ricca, e põpoſa, e ſi muto ĩ tutto il coſtume, e fu coſa da nõ lo creder’ageuolmẽte ĩ quãto poco di tempo ella crebbe, che al tempo che M. Scauro fu Edile e, che egli fece per le feſte publiche lo apparato della piazza che era vfizio di quel magistrato ſi uidero in uno teatro ſolo fatto per quella festa, & in una ſcena tremila ſtatue di bronzo proueduteui, & accattateui come allora era vſanza di fare di piu luoghi. Mummio quel che uinſe la Grecia ne empie Roma. molte ve ne porto Lucullo, & in poco tempo ne fu ſpogliata l’Aſia, & la Grecia in gran parte, e con tutto cio fu chi laſcio ſcritto che a Rodi in queſto tempo n’erano ancora tre migliaia, ne minor numero in Atene ne minore ad Olimpia, e molto maggiore a Delfo. delle quali le piu nobili, e li maeſtri d’eſſe noi diſopra habbiamo in qualche parte raccontato. ne ſolo le imagini degli Dei, e le figure degli huomini raſſembrarono, ma ancora d’altri animali, in fra i quali nel Campidoglio nel tempio piu ſecreto di Giunone ſi uedeua un cane ferito, che ſi leccaua la piaga di ſi ecceßiua ſimiglianza che apena pare che ſi poſſa credere. la bellezza della qual figura quãto i Romani ſtimaſſero ſi puo giudicare dal luogo doue eßi la guardauano, e molto piu che coloro, a i quali ſi aſpettaua la guardia del tempio con cio che drento ui era, nõ ſi stimando ſomma alcuna di denari pari alla perdita di quella figura ſe ella fuſſe ſtata inuolata la deueuano guardare a pena della teſta Ne bastò alli nobili artefici imitare, e raſſembrare le coſe ſecõdo che elle ſono da natura, ma fecero ancora ſtatue altißime, e bellißime molto ſopra il naturale, come fu l’Apollo in Campidoglio alto trenta braccia, la qual figura Lucullo fece portare a Roma delle terre d’oltre il mar maggiore, e qual fu q(ue)lla di Gioue nel Campo Martio, laquale Claudio Aguſto ui conſagro. che dalla uicinanza del teatro di Pompeo fu chiamato il Gioue Pompeiano, e quale ne fu anco una in Taranto fattaui da Lyſippo alta ben trenta braccia, la quale con la grãdezza ſua da Fabio Maßimo ſi difeſe allora, quando la ſeconda uolta preſe quella città, non ſi potendo quindi ſe non con grã fatica leuare, che come ne portò l’Hercole che era in Campidoglio, coſi anco ne harebbe ſeco quella a Roma portata. Ma tutte l’altre marauiglie di coſi fatte coſe auanzò di gran lunga quel coloſſo che a Rodiani in honor del Sole, ĩ cui guardia ĩ cui era q(ue)lla Iſola, fece Carete da Lindo diſcepolo di Liſippo, il quale dicono che era alto 70. braccia, la qual mole dopo 56. anni che ella era stata piantata, fu da un grandißimo tremuoto abattuta, & in terra diſteſa, e tutta rotta, la quale ſi miraua poi con infinito ſtupore de riguardanti, che il dito maggiore del piede apena che un ben giuſto huomo haueße potuto abracciare, e le altre dita aproportione della figura fatte erano maggiori che le ſtatue comvnali, ue


devansi