Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/135

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olio o in altro modo è poco o niente, e che sia diaffano e trasparente non è cosa di molto momento, ma il cuocergli a fuoco e fare che regghino alle percosse dell’acqua e si conservino sempre, è ben fatica degna di lode. Onde questo eccellente maestro merita lode grandissima, per non essere chi in questa professione di disegno, d’invenzione, di colore e di bontà abbia mai fatto tanto. Fece poi l’occhio grande di detta chiesa dentrovi la veduta dello Spirito Santo e così il battesimo di Cristo, per San Giovanni, dove egli fece Cristo nel Giordano che aspetta San Giovanni, il quale ha preso una tazza d’acqua per battezarlo, mentre che un vecchio nudo si scalza e certi Angeli preparano la veste per Cristo, e sopra è il Padre, che manda lo Spirito Santo al Figliuolo. Questa finestra è sopra il battesimo in detto Duomo, nel quale ancora lavorò la finestra della resurrezione di Lazzaro quattriduano, dove è impossibile mettere in sì poco spazio tante figure, nelle quali si conosce lo spavento e lo stupire di quel popolo et il fetore del corpo di Lazaro, il quale fa piangere et insieme rallegrare le due sorelle della sua resurressione. Et in questa opera sono squagliamenti infiniti di colore sopra colore nel vetro e vivissima certo pare ogni minima cosa nel suo genere. E chi vuol vedere quanto abbia in questa arte potuto la mano del priore nella finestra di San Matteo sopra la cappella di esso Apostolo, guardi la mirabile invenzione di questa istoria e vedrà vivo Cristo chiamare Matteo dal banco, che lo seguiti, il quale aprendo le braccia per riceverlo in sé, abbandona le acquistate ricchezze e tesori. Et in questo mentre uno Apostolo, addormentato appiè di certe scale, si vede essere svegliato da un altro con prontezza grandissima, e nel medesimo modo vi si vede ancora un S. Piero favellare con San Giovanni, sì belli l’uno e l’altro che veramente paiono divini; in questa finestra medesima sono i tempi di prospettiva, le scale e le figure talmente composte, et i paesi sì proprii fatti che mai non si penserà che sien vetri, ma cosa piovuta da cielo a consolazione degli uomini. Fece in detto luogo la finestra di Santo Antonio e di San Niccolò bellissime e due altre, dentrovi nella una la storia quando Cristo caccia i vendenti del tempio e nell’altra l’adultera, opere veramente tutte tenute egregie e maravigliose. E talmente furono di lode, di carezze e di premii le fatiche e le virtù del priore dagli Aretini riconosciute et egli di tal cosa tanto contento e sodisfatto, che si risolvette eleggere quella città per patria, e di Franzese che era diventare Aretino. Appresso, considerando seco medesimo l’arte de’ vetri essere poco eterna per le rovine che nascono ognora in tali opre, gli venne desiderio di darsi alla pittura e così dagli Operai di quel Vescovo prese a fare tre grandissime volte a fresco, pensando lasciar di sé memoria. E gli Aretini in ricompensa, gli fecero dare un podere, ch’era della Fraternità di Santa Maria della Misericordia, vicino alla terra, con bonissime case a godimento della vita sua. E volsero che, finita tale opera, fosse stimato per uno egregio artefice il valor di quella e che gli Operai di ciò gli facessino buono il tutto. Perché egli si mise in animo di farsi in ciò valere et alla similitudine delle cose della cappella di Michelagnolo, fece le figure per la altezza grandissime. E poté in lui talmente la voglia di farsi eccellente in tale arte, che ancora che ei fosse di età di