Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/136

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cinquanta anni, migliorò di cosa in cosa di modo che mostrò non meno conoscere et intendere il bello, che in opera dilettarsi contrafare il buono. Figurò i principi del Testamento Nuovo, come nelle tre grandi il principio del Vecchio aveva fatto. Onde per questa cagione voglio credere che ogni ingegno che abbia volontà di pervenire a la perfezzione, possa passare (volendo affaticarsi) il termine d’ogni scienza. Egli si spaurì bene nel principio di quelle per la grandezza e per non aver più fatto. Il che fu cagione ch’egli mandò a Roma per maestro Giovanni Franzese miniatore, il quale, venendo in Arezzo, fece in fresco sopra Santo Antonio uno arco con un Cristo e nella Compagnia il segno che si porta a processione, che gli furono fatti lavorare dal priore. Et egli molto diligentemente gli condusse. In questo medesimo tempo fece alla chiesa di San Francesco l’occhio della chiesa nella facciata dinanzi, opera grande, nel quale finse il papa nel consistoro e la residenza de’ cardinali, dove San Francesco porta le rose di gennaio e per la confermazione della Regola va a Roma. Nella quale opera mostrò quanto egli de’ componimenti s’intendesse, che veramente si può dire lui esser nato per quello essercizio. Quivi non pensi artefice alcuno, di bellezza, di copia di figure, né di grazia già mai paragonarlo. Sono infinite opere di finestre per quella città tutte bellissime e nella Madonna delle Lagrime l’occhio grande con l’Assunzione della Madonna et Apostoli et una d’una Annunziata bellissima. Un occhio con lo Sponsalizio et un altro dentrovi un San Girolamo per gli Spadari. Similmente giù per la chiesa tre altre finestre e nella chiesa di San Girolamo un occhio, con la Natività di Cristo, bellissimo, et ancora un altro in San Rocco. Mandonne eziandio in diversi luoghi come a Castiglion del Lago et a Fiorenza a Lodovico Capponi una per in Santa Felicita, dove è la tavola di Iacopo da Puntormo, pittore eccellentissimo, e la cappella lavorata da lui a olio in muro et in fresco et in tavola, la quale finestra venne nelle mani de’ frati Gesuati, che in Fiorenza lavorano di tal mestiere, et essi la scommessero tutta per vedere i modi di quello e molti pezzi per saggi ne levarono e di nuovo vi rimessero, e finalmente la mutarono di quel ch’ella era. Volse ancora colorire a olio e fece in San Francesco d’Arezzo alla cappella della Concezzione una tavola, nella quale sono alcune vestimenta molto ben condotte e molte teste vivissime e tanto belle che egli ne restò onorato per sempre, essendo questa la prima opera che egli avese mai fatta ad olio. Era il priore persona molto onorevole e si dilettava cultivare et acconciare, onde, avendo compero un bellissimo casamento, fece in quello infiniti bonificamenti. E come uomo religioso tenne di continuo costumi bonissimi et il rimorso della conscienza, per la partita che fece da’ frati, lo teneva molto aggravato. Per il che a San Domenico d’Arezzo, convento della sua Religione, fece una finestra alla cappella dell’altar maggiore bellissima, nella quale fece una vite ch’esce di corpo a San Domenico e fa infiniti santi frati i quali fanno lo albero della Religione et a sommo è la Nostra Donna e Cristo che sposa Santa Caterina sanese, cosa molto lodata e di gran maestria della quale non volse premio, parendoli avere molto obligo a quella Religione. Mandò a Perugia in San Lorenzo una bellissima finestra et altre infinite in molti luoghi intorno ad Arezzo. E perché era molto vago delle cose d’architettura,