Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/161

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gl’eredi suoi: il quale dicono che è oggi nelle mani di maestro Girolamo Lombardo, che fu suo discepolo et a cui rimase a finire, come si dirà, alcune opere cominciate da Andrea. Il quale, essendo stato nove anni in Portogallo, increscendogli quella servitù e desiderando di rivedere in Toscana i parenti e gl’amici, deliberò, avendo messo insieme buona somma di danari, con buona grazia del re, tornarsene a casa; e così avuta, ma con difficultà, licenza, se ne tornò a Fiorenza, lasciando chi là desse fine all’opere che rimanevano imperfette. Arrivato in Fiorenza, cominciò nel MD un San Giovanni di marmo che battezza Cristo, il quale aveva a essere messo sopra la porta del tempio di San Giovanni, che è verso la Misericordia; ma non lo finì, perché fu quasi forzato andare a Genova, dove fece due figure di marmo, un Cristo et una Nostra Donna, o vero San Giovanni, le quali sono veramente lodatissime. E quelle di Firenze così imperfette si rimasono, et ancor oggi si ritruovano nell’Opera di San Giovanni detto. Fu poi condotto a Roma da papa Giulio Secondo, e fattogli allogazione di due sepolture di marmo, poste in Santa Maria del Popolo, cioè una per il cardinale Ascanio Sforza e l’altra per il cardinale di Ricanati, strettissimo parente del Papa; le quali opere così perfettamente da Andrea furono finite, che più non si potrebbe desiderare; perché così sono elleno di nettezza, di bellezza e di grazia ben finite e ben condotte, che in esse si scorge l’osservanza e le misure dell’arte; vi si vede anco una Temperanza, che ha in mano un oriuolo da polvere, che è tenuta cosa divina e nel vero non pare cosa moderna, ma antica e perfettissima. Et ancora che altre ve ne siano simili a questa, ella nondimeno per l’attitudine e grazia è molto migliore, senzaché non può esser più vago e bello un velo, ch’ell’ha intorno, lavorato con tanta leggiadria, che il vederlo è un miracolo. Fece di marmo in Santo Agostino di Roma, cioè in un pilastro a mezzo la chiesa, una Santa Anna, che tiene in collo una Nostra Donna con Cristo, di grandezza poco meno che il vivo; la quale opera si può fra le moderne tenere per ottima; per che, sì come si vede nella vecchia una viva allegrezza e proprio naturale e nella Madonna una bellezza divina, così la figura del fanciullo Cristo è tanto ben fatta, che niun’altra fu mai condotta simile a quella di perfezzione e di leggiadria. Onde meritò che per tanti anni si frequentasse d’appicarvi sonetti et altri varii e dotti componimenti, che i frati di quel luogo ne hanno un libro pieno, il quale ho veduto io con non piccola maraviglia. E di vero ebbe ragione il mondo di così fare, perciò che non si può tanto lodare questa opera che basti. Cresciuta perciò la fama d’Andrea, Leone Decimo risoluto di far fare a Santa Maria di Loreto l’ornamento della camera di Nostra Donna di marmi lavorati, secondo che da Bramante era stato cominciato, ordinò che Andrea seguitasse quell’opera insino alla fine. L’ornamento di quella camera, che aveva cominciato Bramante, faceva in su le cantonate quattro risalti doppii, i quali ornati da pilastri con base e capitelli intagliati posavano sopra un basamento ricco d’intagli alto due braccia e mezzo; sopra il qual basamento fra i due pilastri detti aveva fatto una nicchia grande per mettervi figure a sedere e sopra ciascuna di quelle un’altra nicchia minore, che giugnendo al collarino di capitegli di que’ pilastri, faceva tanta fregiatura quanto erano alti; e sopra questi veniva poi posato l’architetture,