Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/183

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fuor di Bologna; et il disegno e modello del Duomo di Carpi, che fu molto bello e secondo le regole di Vitruvio con suo ordine fabbricato. E nel medesimo luogo diede principio alla chiesa di San Niccola, la quale non venne a fine in quel tempo perché Baldassarri fu quasi forzato tornare a Siena a fare i disegni per le fortificazioni delle città, che poi furono secondo l’ordine suo messe in opera. Di poi, tornato a Roma e fatta la casa che è dirimpetto a’ Farnese et alcun’altre che sono dentro a quella città, fu da papa Leone X in molte cose adoperato; il quale Pontefice, volendo finire la fabbrica di San Piero cominciata da Giulio Secondo col disegno di Bramante, e parendogli che fusse troppo grande edifizio e da reggersi poco insieme, fece Baldassarre un nuovo modello magnifico e veramente ingegnoso, e con tanto buon giudizio, che d’alcune parti di quello si sono poi serviti gl’altri architetti. E di vero questo artefice fu tanto diligente e di sì raro e bel giudizio che le cose sue furono sempre in modo ordinate che non ha mai avuto pari nelle cose d’architettura, per avere egli, oltre l’altre cose, quella professione con bella e buona maniera di pittura accompagnato. Fece il disegno della sepoltura di Adriano Sesto e quello che vi è dipinto intorno è di sua mano, e Michelagnolo, scultore sanese, condusse la detta sepoltura di marmo, con l’aiuto di esso Baldassarre; e quando si recitò al detto papa Leone la Calandra, comedia del cardinale di Bibbiena, fece Baldassarre l’apparato e la prospettiva che non fu manco bella, anzi più assai che quella che aveva altra volta fatto, come si è detto di sopra; et in queste sì fatte opere meritò tanto più lode, quanto per un gran pezzo adietro l’uso delle comedie e conseguentemente delle scene e prospettive era stato dismesso, facendosi in quella vece feste e rappresentazioni. Et o prima o poi che si recitasse la detta Calandra, la quale fu delle prime comedie volgari che si vedesse o recitasse, basta che Baldassarre fece al tempo di Leone X due scene che furono maravigliose et apersono la via a coloro che ne hanno poi fatto a’ tempi nostri. Né si può immaginare come egli in tanta strettezza di sito accomodasse tante strade, tanti palazzi e tante bizzarrie di tempii, di loggie e d’andare di cornici, così ben fatte che parevano non finte, ma verissime, e la piazza non una cosa dipinta e picciola, ma vera e grandissima. Ordinò egli similmente le lumiere, i lumi di dentro che servono alla prospettiva e tutte l’altre cose che facevano di bisogno con molto giudizio, essendosi, come ho detto, quasi perduto del tutto l’uso delle comedie, la quale maniera di spettacolo avanza, per mio creder, quando ha tutte le sue appartenenze, qualunche altro quanto si voglia magnifico e sontuoso. Nella creazione poi di papa Clemente Settimo l’anno 1524, fece l’apparato della coronazione e finì in San Piero la facciata della capella maggiore di preperigni, già stata cominciata da Bramante. E nella capella, dove è la sepoltura di bronzo di papa Sisto, fece di pittura quegli Apostoli che sono di chiaro scuro nelle nicchie dietro l’altare, et il disegno del tabernacolo del Sagramento, che è molto grazioso. Venuto poi l’anno 1527, nel crudelissimo sacco di Roma, il povero Baldassarre fu fatto prigione degli Spagnuoli, e non solamente perdé ogni suo avere, ma fu anco molto straziato e tormentato: per che, avendo egli l’aspetto grave, nobile e grazioso, lo credevano qualche gran prelato travestito, o altro uomo atto