Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/184

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a pagare una grossissima taglia. Ma finalmente, avendo trovato quegli impiissimi barbari che egli era un dipintore, gli fece un di loro, stato affezionatissimo di Borbone fare il ritratto di quel sceleratissimo capitano nimico di Dio e degli uomini, o che gliele facesse vedere così morto o in altro modo che glielo mostrasse con disegni o con parole. Dopo ciò, essendo uscito Baldassarre delle mani loro, imbarcò per andarsene a Porto Ercole e di lì a Siena, ma fu per la strada di maniera sua ligato e spogliato d’ogni cosa, che se n’andò a Siena in camicia. Nondimeno, essendo onoratamente ricevuto e rivestito dagl’amici, gli fu poco appresso ordinato provisione e salario dal publico, acciò attendesse alla fortificazione di quella città, nella quale dimorando ebbe due figliuoli, et oltre quello che fece per il publico, fece molti disegni di case ai suoi cittadini, e nella chiesa del Carmino il disegno dell’ornamento dell’organo, che è molto bello. Intanto venuto l’essercito imperiale e del papa all’assedio di Firenze, Sua Santità mandò Baldassarre in campo a Baccio Valori comissario, acciò si servisse dell’ingegno di lui ne’ bisogni del campo e nell’espugnazione della città. Ma Baldassarre, amando più la libertà dell’antica patria che la grazia del Papa, senza temer punto l’indignazione di tanto Pontefice, non si volle mai adoperare in cosa alcuna di momento, di che accortosi il Papa, gli portò per un pezzo non piccolo odio. Ma finita la guerra, desiderando Baldassarre di ritornare a Roma, i cardinali Salviati, Triulzi e Cesarino, i quali tutti aveva in molte cose amorevolmente serviti, lo ritornarono in grazia del Papa e ne’ primi maneggi, onde poté liberamente ritornarsene a Roma, dove, dopo non molti giorni, fece per i signori Orsini il disegno di due bellissimi palazzi che furono fabbricati in verso Viterbo, e d’alcuni altri edifizii per la Paglia. Ma non intermettendo in questo mentre gli studii d’astrologia, né quelli della matematica e gl’altri, di che molto si dilettava, cominciò un libro dell’antichità di Roma et a comentare Vitruvio facendo i disegni di mano in mano delle figure, sopra gli scritti di quell’autore, di che ancor oggi se ne vede una parte appresso Francesco da Siena, che fu suo discepolo; dove in alcune carte sono i disegni dell’antichità e del modo di fabricare alla moderna. Fece anco, stando in Roma, il disegno della casa de’ Massimi girato in forma ovale, con bello e nuovo modo di fabbrica; e nella facciata dinanzi fece un vestibulo di colonne doriche molto artifizioso e proporzionato, et un bello spartimento nel cortile e nell’acconcio delle scale, ma non poté vedere finita quest’opera, sopragiunto dalla morte. Ma ancor che tante fussero le virtù e le fatiche di questo nobile artefice, elle giovarono poco nondimeno a lui stesso et assai ad altri, perché, se bene fu adoperato da papi, cardinali et altri personaggi grandi e ricchissimi, non però alcuno d’essi gli fece mai rilevato benefizio; e ciò poté agevolmente avvenire non tanto dalla poca liberalità de’ signori, che per lo più meno sono liberali dove più doverebbono, quanto dalla timidità e troppa modestia, anzi, per dir meglio in questo caso, dappocaggine di Baldassarri. E per dire il vero quanto si deve esser discreto con i principi magnanimi e liberali, tanto bisogna essere con gl’avari, ingrati e discortesi, importuno sempre e fastidioso, perciò che, sì come con i buoni l’importunità et il chieder sempre sarebbe vizio, così con gl’avari ell’è virtù, e vizio sarebbe con i sì fatti essere discreto. Si trovò dunque negl’ultimi anni della vita sua Baldassarre vecchio, povero