Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/200

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più bella. Erano state fatte in San Gallo, fuor della porta nelle capelle della chiesa, oltre alle due tavole d’Andrea, molte altre, le quali non paragonano le sue; onde avendosene ad allogare un’altra, operarono que’ frati col padrone della capella ch’ella si desse ad Andrea; il quale, cominciandola subito, fece in quella quattro figure ritte che disputano della Trinità, cioè un Santo Agostino, che con aria veramente africana et in abito di vescovo si muove con veemenzia verso un San Pier martire, che tiene un libro aperto in aria et atto fieramente terribile, la quale testa e figura è molto lodata. Allato a questo è un San Francesco che con una mano tiene un libro e l’altra ponendosi al petto pare che esprima con la bocca una certa caldezza di fervore che lo faccia quasi struggere in quel ragionamento. Èvvi anco un S. Lorenzo, che ascolta come giovane e pare che ceda all’autorità di coloro. Abbasso sono ginocchioni due figure, una Maddalena con bellissimi panni, il volto della quale è ritratto della moglie, perciò che non faceva aria di femine in nessun luogo che da lei non la ritraesse; se pur aveniva che da altre tallora la togliesse, per l’uso del continuo vederla e per tanto averla disegnata e, che è più, averla nell’animo impressa, veniva che quasi tutte le teste che faceva di femmine, la somigliavano. L’altra delle quattro figure fu un San Bastiano, il quale, essendo ignudo, mostra le schiene che non dipinte, ma paiono a chiunche le mira vivissime. E certamente questa fra tante opere a olio fu dagl’artefici tenuta la migliore, conciò sia che in essa si vede molta osservanza nella misura delle figure et un modo molto ordinato e la proprietà dell’aria ne’ volti, perché hanno le teste de’ giovani dolcezza, crudezza quelle de’ vecchi, et un certo mescolato che tiene dell’une e dell’altre quelle di mezza età. Insomma questa tavola è in tutte le parti bellissima e si truova oggi in San Iacopo tra’ Fossi al canto agl’Alberti insieme con l’altre di mano del medesimo. Mentre che Andrea si andava trattenendo in Fiorenza dietro a queste opere, assai poveramente, senza punto sollevarsi, erano stati considerati in Francia i due quadri che vi aveva mandati dal re Francesco Primo; e fra molti altri stati mandati di Roma, di Vinezia e di Lombardia erano stati di gran lunga giudicati i migliori; lodandogli dunque straordinariamente quel re, gli fu detto che essere potrebbe agevolmente che Andrea si conducesse in Francia al servigio di Sua Maestà. La qual cosa fu carissima al re, onde data commessione di quanto si avea da fare e che in Fiorenza gli fussero pagati danari per il viaggio, Andrea si mise allegramente in camino per Francia conducendo seco Andrea Sguazzella suo creato. Arrivati poi finalmente alla corte, furono da quel re con molta amorevolezza et allegramente ricevuti, et Andrea, prima che passasse il primo giorno del suo arrivo, provò quanta fosse la liberalità e cortesia di quel magnanimo re, ricevendo in dono danari e vestimenti ricchi et onorati. Cominciando poco appresso a lavorare, si fece al re et a tutta la corte grato di maniera, che essendo da tutti carezzato, gli pareva che la sua partita l’avesse condotto da una estrema infelicità a una felicità grandissima. Ritrasse fra le prime cose, di naturale il Dalfino figliuolo del re, nato di pochi mesi, e così in fascie; e portatolo al re n’ebbe in dono trecento scudi d’oro. Dopo, seguitando di lavorare, fece al re una Carità che fu tenuta cosa rarissima e dal re tenuta in pregio, come cosa che lo meritava; ordinatogli appresso grossa provisione, faceva