Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/210

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alla grandezza dell’originale. Laonde, piacendo molto a Pavolo, gli domandò del prezzo per pagarlo, stimando che dovesse costarli quello che veramente valeva; ma chiedendoli Andrea una miseria, Pavolo quasi si vergognò e strettosi nelle spalle gli diede tutto quello che chiese. Il quadro fu poi mandato da lui a Napoli... et in quel luogo è la più bella et onorata pittura che vi sia. Erano per l’assedio di Firenze fuggitisi con le paghe alcuni capitani della città, onde essendo richiesto Andrea di dipignere nella facciata del palazzo del podestà et in piazza non solo detti capitani, ma ancora alcuni cittadini fuggiti e fatti ribelli, disse che gli farebbe; ma per non si acquistare, come Andrea dal Castagno, il cognome degli Impiccati, diede nome di fargli fare a un suo garzone, chiamato Bernardo del Buda. Ma fatta una turata grande, dove egli stesso entrava e usciva di notte, condusse quelle figure di maniera che parevano coloro stessi vivi e naturali. I soldati che furon dipinti in piazza nella facciata della Mercatanzia Vecchia vicino alla condotta furono, già sono molt’anni, coperti di bianco perché non si vedesseno. E similmente i cittadini che egli finì tutti di sua mano nel palazzo del podestà guasti. Essendo dopo Andrea in questi suoi ultimi anni molto familiare d’alcuni che governavano la Compagnia di San Bastiano che è dietro a’ Servi, fece loro di sua mano un San Bastiano dal bellico in su tanto bello, che ben parve che quelle avessero a essere l’ultime pennellate che egli avesse a dare. Finito l’assedio se ne stava Andrea aspettando che le cose si allargassino, se bene con poca speranza, che il disegno di Francia gli dovesse riuscire, essendo stato preso Giovambatista della Palla, quando Fiorenza si riempié dei soldati del campo e di vettovaglie. Fra i quali soldati essendo alcuni Lanzi appestati, diedero non piccolo spavento alla città e poco appresso la lasciarono infetta. Laonde, o fusse per questo sospetto o pure perché avesse disordinato nel mangiare, dopo aver molto in quello assedio patito, si ammalò un giorno Andrea gravemente. E postosi nel letto giudicatissimo senza trovar rimedio al suo male e senza molto governo, standoli più lontana che poteva la moglie, per timor della peste, si morì (dicono) che quasi nissuno se n’avide; e così con assai poche cirimonie gli fu nella chiesa de’ Servi vicino a casa sua dato sepoltura dagli uomini dello Scalzo, dove sogliono sepellirsi tutti quelli di quella Compagnia. Fu la morte d’Andrea di grandissimo danno alla sua città et all’arte, perché insino all’età di quarantadue anni che visse, andò sempre di cosa in cosa migliorando di sorte, che quanto più fusse vivuto, sempre averebbe accresciuto miglioramento all’arte; perciò che meglio si va acquistando a poco a poco, andandosi col piede più sicuro e fermo nelle difficultà dell’arte, che non si fa in volere sforzare la natura e l’ingegno a un tratto. Né è dubbio che se Andrea si fusse fermo a Roma, quando egli vi andò per vedere l’opere di Raffaello e di Michelagnolo, e parimente le statue e le rovine di quella città, che egli averebbe molto arrichita la maniera ne’ componimenti delle storie et averebbe dato un giorno più finezza e maggior forza alle sue figure. Il che non è venuto fatto interamente, se non a chi è stato qualche tempo in Roma a praticarle e considerarle minutamente. Avendo egli dunque dalla natura una dolce e graziosa maniera nel disegno et un colorito facile e vivace molto, così nel lavorare in fresco, come a olio, si crede senza dubbio, se si fusse fermo in