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la morte quelli onori che meritava, fece sì che la cortesia di Raffaello da Montelupo gli fece un quadro assai ornato di marmo, il quale fu nella chiesa de’ Servi murato in un pilastro, con questo epitaffio fattogli dal dottissimo Messer Pier Vettori, allora giovane:

ANDREAE SARTIO Admirabilis ingenii pictori, ac veteribus illis omnium iudicio comparando. Dominicus Contes, discipulus, pro laboribus, in se instituendo susceptis, grato animo posuit. Vixit annos XLII. Obiit Anno MDXXX.

Dopo non molto tempo alcuni cittadini Operai della detta chiesa, più tosto ignoranti che nemici delle memorie onorate, sdegnandosi che quel quadro fusse in quel luogo stato messo senza loro licenza, operarono di maniera che ne fu levato, né per ancora è stato rimurato in altro luogo. Nel che volle forse mostrarci la fortuna che non solo gl’influssi de’ fati possono in vita, ma ancora nelle memorie dopo la morte. Ma a dispetto loro sono per vivere l’opere et il nome d’Andrea lunghissimo tempo e per tenerne, spero, questi miei scritti, molti secoli, memoria. Conchiudiamo adunque che se Andrea fu d’animo basso nell’azzioni della vita, contentandosi di poco, egli non è perciò che nell’arte non fusse d’ingegno elevato e speditissimo e pratico in ogni lavoro; avendo con l’opere sue, oltre l’ornamento ch’elle fanno a’ luoghi dove elle sono, fatto grandissimo giovamento ai suoi artefici nella maniera, nel disegno e nel colorito; et il tutto con manco errori che altro pittor fiorentino; per avere egli, come si è detto inanzi, inteso benissimo l’ombre et i lumi e lo sfuggire delle cose negli scuri e dipinte le sue cose con una dolcezza molto viva, senzaché egli mostrò il modo di lavorare in fresco con perfetta unione e senza ritoccare molto a secco: il che fa parer fatta ciascuna opera sua tutta in un medesimo giorno. Onde può agli artefici toscani stare per essempio in ogni luogo et avere fra i più celebrati ingegni loro lode grandissima et onorata palma.

IL FINE DELLA VITA D’ANDREA DEL SARTO, PITTOR FIORENTINO