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Vita di Giovanni Antonio Licinio da Pordenone e d’altri Pittori del Friuli


Are, sì come si è altra volta a questo proposito ragionato, che la natura benigna, madre di tutti, faccia alcuna fiata dono di cose rarissime ad alcuni luoghi, che non ebbero mai di cotali cose alcuna conoscenza; e ch’ella faccia anco talora nascere in un paese di maniera gl’uomini inclinati al disegno et alla pittura, che senza altri maestri, solo imitando le cose vive e naturali, divengono eccellentissimi. Ed adiviene ancora bene spesso che, cominciando un solo, molti si mettono a far a concorrenza di quello, e tanto si affaticano senza veder Roma, Fiorenza o altri luoghi pieni di notabili pitture, per emulazione l’un dell’altro, che si veggiono da loro uscir opere maravigliose. Le quali cose si veggiono essere avvenute nel Friuli particularmente, dove sono stati a’ tempi nostri, (il che non si era veduto in que’ paesi per molti secoli), infiniti pittori eccellenti mediante un così fatto principio. Lavorando in Vinezia, come si è detto, Giovan Bellino, et insegnando l’arte a molti, furono suoi discepoli, et emuli fra loro, Pellegrino da Udine, che fu poi chiamato, come si dirà, da San Daniello, e Giovanni Martini da Udine. Per ragionar dunque primieramente di Giovanni, costui imitò sempre la maniera del Bellini, la quale era crudetta, tagliente e secca tanto, che non poté mai addolcirla, né far morbida, per pulito e diligente che fusse; e ciò poté avvenire perché andava dietro a certi riflessi barlumi et ombre che, dividendo in sul mezzo de’ rilievi, venivano a terminare l’ombre coi lumi a un tratto, in modo che il colorito di tutte l’opere sue fu sempre crudo e spiacevole, se bene si affaticò per imitar con lo studio e con l’arte la natura. Sono di mano di costui molte opere nel Friuli in più luoghi, e particularmente nella città d’Udine, dove nel Duomo è in una tavola lavorata a olio un San Marco che siede con molte figure attorno, e questa è tenuta di quante mai ne fece la migliore. Un’altra n’è nella chiesa de’ frati di S. Pier martire all’altare di S. Orsola, nella quale è la detta Santa in piedi con alcune delle sue vergini intorno, fatte con bella grazia et arie di volti. Costui, oltre all’esser stato ragionevole dipintore, fu dotato dalla natura di bellezza e grazia di volto e d’ottimi costumi e, che è da stimare assai, di sì fatta prudenza e governo, che lasciò dopo la sua morte erede di molte facultà la sua donna per non aver figliuoli maschi; la quale, essendo non meno prudente, secondo che ho inteso, che bella donna, seppe in modo vivere dopo la morte del marito, che maritò due sue bellissime figliuole nelle più ricche e nobili case di Udine. Pellegrino da S. Daniello, il quale, come si è detto, fu concorrente di Giovanni e fu di maggior eccellenza nella pittura, ebbe nome al battesimo Martino. Ma facendo giudizio Giovan Bellino che dovesse riuscir quello che poi fu, nell’arte veramente raro, gli cambiò il nome di Martino in Pellegrino. E come gli fu mutato il nome, così gli fu dal caso quasi assegnata altra patria: perché stando