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Vita di Giovanni Antonio Sogliani Pittor Fiorentino


Pesse volte veggiamo negl’esercizii delle lettere e nell’arti ingegnose manuali, quelli che sono maninconici essere più assidui agli studii e con maggior pacienza sopportare i pesi delle fatiche; onde rari sono coloro di questo umore, che in cotali professioni non rieschino eccellenti; come fece Giovanni Antonio Sogliani pittor fiorentino. Il quale era tanto nell’aspetto freddo e malinconico, che parea la stessa malinconia; e poté quell’umore talmente in lui, che dalle cose dell’arte in fuori pochi altri pensieri si diede, eccetto che delle cure famigliari, nelle quali egli sopportava gravissima passione, quantunche avesse assai comodamente da ripararsi. Stette costui con Lorenzo di Credi all’arte della pittura ventiquattro anni, e con esso lui visse onorandolo sempre et osservandolo con ogni qualità d’ufficii. Nel qual tempo fattosi bonissimo pittore, mostrò poi in tutte l’opere essere fidelissimo discepolo di quello et imitatore della sua maniera: come si conobbe nelle sue prime pitture, nella chiesa dell’Osservanza sul poggio di S. Miniato fuor di Firenze. Nella quale fece una tavola di ritratto, simile a quella che Lorenzo avea fatto nelle monache di S. Chiara, dentrovi la natività di Cristo, non manco buona che quella di Lorenzo. Partito poi dal detto suo maestro, fece nella chiesa di San Michele in Orto, per l’Arte de’ vinattieri, un S. Martino a olio in abito di vescovo, il quale gli diede nome di bonissimo maestro. E perché ebbe Gioanni Antonio in somma venerazione l’opere e la maniera di fra’ Bartolomeo di S. Marco, e fortemente a essa cercò nel colorito d’accostarsi, si vede in una tavola, che egli abbozzò e non finì, non gli piacendo, che egli lo imitò molto. La quale tavola si tenne in casa mentre visse, come inutile. Ma dopo la morte di lui, essendo venduta per cosa vecchia a Sinibaldo Gaddi, egli la fece finire a Santi Tidi dal Borgo, allora giovinetto, e la pose in una sua cappella nella chiesa di S. Domenico da Fiesole. Nella quale tavola sono i Magi che adorano Gesù Cristo in grembo alla madre, et in un canto è il suo ritratto di naturale, che lo somiglia assai. Fece poi per madonna Alfonsina, moglie di Pietro de’ Medici, una tavola che fu posta per voto sopra l’altar della capella de’ Martiri nella chiesa di Camaldoli di Firenze. Nella qual tavola fece S. Arcadio crucifisso et altri martiri con le croci in braccio, e due figure mezze coperte di panni et il resto nudo e ginocchioni con le croci in terra, et in aria sono alcuni puttini con palme in mano. La quale tavola, che fu fatta con molta diligenza e condotta con buon giudizio nel colorito e nelle teste, che sono vivaci molto, fu posta in detta chiesa di Camaldoli. Ma essendo quel monasterio, per l’assedio di Firenze, tolto a que’ padri romiti, che santamente in quella chiesa celebravano i divini ufficii, e poi data alle monache di S. Giovannino dell’Ordine de’ Cavalieri Ierosolimitani, et ultimamente stato rovinato, fu la detta tavola per ordine del signor duca Cosimo posta in San Lorenzo a una delle cappelle della famiglia de’ Medici, come quella che si può mettere fra le migliori cose che facesse