Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/263

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di detta: quando Cicerone dai cittadini romani è portato per gloria sua. La quale opera aveva fatto cominciare la liberalità di papa Leone per memoria di Lorenzo suo padre, che tale edifizio aveva fatto fabbricare, e di ornamenti e di storie antiche a suo proposito fatto dipignere. Le quali dal dottissimo istorico Messer Paolo Giovio vescovo di Nocera, allora primo appresso a Giulio cardinale de’ Medici, erano state date ad Andrea del Sarto et Iacopo da Puntormo et al Francia Bigio, che il valore e la perfezzione di tale arte in quella mostrassero; et avevano il Magnifico Ottaviano de’ Medici che ogni mese dava loro trenta scudi per ciascuno. Laonde il Francia fece nella parte sua, oltra la bellezza della storia, alcuni casamenti misurati molto bene in prospettiva. Ma questa opera per la morte di Leone rimase imperfetta, e poi fu di commissione del Duca Alessandro de’ Medici l’anno 1532 ricominciata da Iacopo da Puntormo, il quale la mandò tanto per la lunga, che il Duca si morì et il lavoro restò a dietro. Ma per tornare al Francia, egli ardeva tanto vago delle cose dell’arte, che non era giorno di stare, che e’ non ritraesse di naturale per istudio uno ignudo in bottega sua, tenendo del continuo per ciò uomini salariati. Fece in Santa Maria Nuova una notomia a requisizione di maestro Andrea Pasquali medico fiorentino eccellentissimo, il che fu cagione ch’egli migliorò molto nell’arte della pittura e la seguitò poi sempre con più amore. Lavorò poi nel convento di Santa Maria Novella sopra la porta della libreria nel mezzo tondo un San Tommaso, che confonde gli eretici con la dottrina, la quale opera è molto lavorata con diligenza e buona maniera. E fra gli altri particulari vi son due fanciulli, che servono a tenere nell’ornamento un’arme, i quali sono di molta bontà e di bellissima grazia ripieni, e di maniera vaghissimi lavorati. Fece ancora un quadro di figure piccole a Giovanni Maria Benintendi, a concorrenza di Iacopo da Puntormo che glie ne fece un altro d’una simil grandezza, con la storia de’ Magi; e due altri Francesco d’Albertino. Fece il Francia nel suo quando David vede Bersabè lavarsi in un bagno, dove lavorò alcune femmine con troppo leccata e saporita maniera, e tirovvi un casamento in prospettiva, nel quale fa David che dà lettere a’ corrieri, che le portino in campo perché Uria Eteo sia morto. E sotto una loggia fece in pittura un pasto regio bellissimo. La quale storia fu di molto utile alla fama et onore del Francia, il quale se molto valse nelle figure grandi, valse molto più nelle piccole. Fece anco il Francia molti e bellissimi ritratti di naturale; uno particolarmente a Matteo Sofferroni suo amicissimo, et un altro a un lavoratore e fattore di Pierfrancesco de’ Medici al palazzo di San Girolamo da Fiesole, che par vivo, e molti altri. E perché lavorò universalmente d’ogni cosa, senza vergognarsi di far l’arte sua, mise mano a qualunque lavoro gli fu dato da fare; onde oltre a molti lavori di cose bassissime, fece per Arcangelo tessitore di drappi in porta Rossa, sopra una torre che serve per terrazzo, un Noli me tangere, bellissimo, et altre infinite simile minuzie delle quali non fa bisogno dirne altro, per essere stato il Francia persona di buona e dolce natura, e molto servente. Amò costui di starsi in pace, e per questa cagione non volle mai prender donna, usando di dire quel trito proverbio, che chi ha moglie ha pene e doglie. Non volle mai uscir di Firenze, perché avendo vedute alcune opere di Raffaello da Urbino e parendogli non esser pari a tanto uomo, né a molti altri di grandissimo nome, non si volle mettere a paragone d’artefici così eccellenti e rarissimi.