Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/275

Da Wikisource.

Aretino poeta e suo servitore, e quello della Circoncisione ritenne per sé, e si stima che poi col tempo l’avesse l’imperatore; ma il ritratto dello specchio mi ricordo, io essendo giovinetto, aver veduto in Arezzo nelle case di esso Messer Pietro Aretino, dove era veduto dai forestieri, che per quella città passavano, come cosa rara. Questo capitò poi, non so come, alle mani di Valerio Vicentino intagliatore di cristallo, et oggi è appresso Alessandro Vittoria, scultore in Vinezia e creato di Iacopo Sansovino. Ma tornando a Francesco, egli studiando in Roma volle vedere tutte le cose antiche e moderne, così di scultura come di pittura, che erano in quella città; ma in somma venerazzione ebbe particolarmente quelle di Michelagnolo Buonarroti e di Raffaello da Urbino; lo spirito del qual Raffaello si diceva poi esser passato nel corpo di Francesco, per vedersi quel giovane nell’arte raro e ne’ costumi gentile e grazioso, come fu Raffaello, e, che è più, sentendosi quanto egli s’ingegnava d’immitarlo in tutte le cose, ma sopra tutto nella pittura; il quale studio non fu invano, perché molti quadretti che fece in Roma, la maggior parte de’ quali vennero poi in mano del cardinal Ipolito de’ Medici, erano veramente maravigliosi, sì come è un tondo d’una bellissima Nunziata che egli fece a Messer Agnolo Cesis, il quale è oggi nelle case loro come cosa rara stimato. Dipinse similmente in un quadro la Madonna con Cristo, alcuni Angioletti et un San Giuseppo, che sono belli in estremo per l’aria delle teste, pel colorito e per la grazia e diligenza con che si vede esser stati dipinti. La quale opera era già appresso Luigi Gaddi et oggi dee essere appresso gl’eredi. Sentendo la fama di costui, il signor Lorenzo Cibo, capitano della guardia del papa e bellissimo uomo, si fece ritrarre da Francesco; il quale si può dire che non lo ritraesse, ma lo facesse di carne e vivo. Essendogli poi dato a fare per madonna Maria Bufolina da Città di Castello, una tavola che dovea porsi in San Salvatore del Lauro, in una capella vicina alla porta, fece in essa Francesco una Nostra Donna in aria che legge et ha un Fanciullo fra le gambe, et in terra con straordinaria e bella attitudine ginocchioni con un piè, fece un San Giovanni che torcendo il torso accenna Cristo fanciullo, et in terra a giacere in scorto è un San Girolamo in penitenza che dorme. Ma quest’opera non gli lasciò condurre a perfezzione la rovina et il sacco di Roma del 1527, la quale non solo fu cagione che all’arti per un tempo si diede bando, ma ancora che la vita a molti artefici fu tolta; e mancò poco che Francesco non la perdesse ancor egli; perciò che in sul principio del sacco era egli sì intento a lavorare, che quando i soldati entravano per le case, e già nella sua erano alcuni tedeschi, egli per rumore che facessero non si moveva dal lavoro; per che sopragiugnendogli essi e vedendolo lavorare, restarono in modo stupefatti di quell’opera, che come galantuomini che doveano essere, lo lasciarono seguitare. E così mentre che l’impiissima crudeltà di quelle genti barbare rovinava la povera città, e parimente le profane e sacre cose, senza aver rispetto né a Dio, né agl’uomini, egli fu da que’ tedeschi proveduto e grandemente stimato, e da ogni ingiuria difeso. Quanto disagio ebbe per allora si fu che, essendo un di loro molto amatore delle cose di pittura, fu forzato a fare un numero infinito di disegni d’acquerello e di penna, i quali furono il pagamento della sua taglia. Ma nel mutarsi poi i soldati, fu Francesco