Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/276

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vicino a capitar male perché, andando a cercare d’alcuni amici, fu da altri soldati fatto prigione, e bisognò che pagasse certi pochi scudi, che aveva, di taglia. Onde il zio, dolendosi di ciò e della speranza che quella rovina avea tronca a Francesco di acquistarsi scienza, onore e roba, deliberò, vedendo Roma poco meno che rovinata et il papa prigione degli Spagnuoli, ricondurlo a Parma. E così, inviatolo verso la patria, si rimase egli per alcuni giorni in Roma, dove dipositò la tavola fatta per madonna Maria Bufolina ne’ frati della Pace; nel refettorio de’ quali, essendo stata molti anni, fu poi da Messer Giulio Bufolini condotta nella lor chiesa a Città di Castello. Arrivato Francesco a Bologna, e trattenendosi con molti amici, e particolarmente in casa d’un sellaio parmigiano suo amicissimo, dimorò, perché la stanza gli piaceva, alcuni mesi in quella città; nel qual tempo fece intagliare alcune stampe di chiaro scuro, e fra l’altre la decollazione di San Piero e S. Paulo et un Diogene grande. Ne mise anco a ordine molte altre per farle intagliare in rame e stamparle, avendo appresso di sé per questo effetto un maestro, Antonio da Trento, ma non diede per allora a cotal pensiero effetto, perché gli fu forza metter mano a lavorare molti quadri et altre opere per gentiluomini bolognesi. E la prima pittura che fusse in Bologna veduta di sua mano, fu in San Petronio alla capella de’ Monsignori un San Rocco di molta grandezza, al quale diede bellissima aria e fecelo in tutte le parti bellissimo, imaginandoselo alquanto sollevato dal dolore che gli dava la peste nella coscia, il che dimostra guardando con la testa alta il cielo in atto di ringraziarne Dio, come i buoni fanno eziandio dell’avversità che loro adivengono. La quale opera fece per un Fabrizio da Milano, il quale ritrasse dal mezzo in su in quel quadro a man giunte, che par vivo; come pare anche naturale un cane che vi è, e certi paesi che sono bellissimi, essendo in ciò particolarmente Francesco eccellente. Fece poi per l’Albio, medico parmigiano, una conversione di San Paulo con molte figure e con un paese, che fu cosa rarissima. Et al suo amico sellaio ne fece un altro di straordinaria bellezza, dentrovi una Nostra Donna volta per fianco con bell’attitudine, e parecchie altre figure. Dipinse al conte Giorgio Manzuoli un altro quadro, e due tele a guazzo per maestro Luca dai Leuti con certe figurette tutte ben fatte e graziose. In questo tempo il detto Antonio da Trento, che stava seco per intagliare, una mattina che Francesco era ancora in letto, apertogli un forziere, gli furò tutte le stampe di rame e di legno e quanti disegni avea, et andatosene col diavolo, non mai più se ne seppe nuova. Tuttavia riebbe Francesco le stampe, avendole colui lasciate in Bologna a un suo amico, con animo forse di riaverle con qualche comodo, ma i disegni non poté già mai riavere; per che mezzo disperato, tornando a dipignere, ritrasse per aver danari non so che conte bolognese, e dopo fece un quadro di Nostra Donna con un Cristo che tiene una palla di mappamondo; ha la Madonna bellissima aria, et il putto è similmente molto naturale, perciò che egli usò di far sempre nel volto de’ putti una vivacità propriamente puerile, che fa conoscere certi spiriti acuti e maliziosi che hanno bene spesso i fanciulli; abbigliò ancora la Nostra Donna con modi straordinarii, vestendola d’un abito che avea le maniche di veli gialletti e quasi vergati d’oro, che nel vero avea bellissima grazia, facendo parere le