Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/289

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que’ signori e udite le vive ragioni di fra’ Iocondo, e fatta una congregazione de’ più rari ingegnieri et architetti che fussero in Italia, furono dati molti pareri e fatti molti disegni, ma quello di fra’ Iocondo fu tenuto il migliore e messo in essecuzione. E così si diede principio a divertire con un cavamento grande i duoi terzi, o almeno la metà dell’acque che mena il fiume della Brenta, le quali acque con lungo giro condussero a sboccare nelle lagune di Chioggia. E così, non mettendo quel fiume in quelle di Vinezia, non vi ha portato terreno che abbia potuto riempire, come ha fatto a Chioggia, dove ha in modo munito e ripieno, che si sono fatte, dove erano l’acque, molte possessioni e ville, con grande utile della città di Venezia. Onde affermano molti e massimamente il Magnifico Messer Luigi Cornaro, gentiluomo di Vinezia, e per lunga esperienza e dottrina prudentissimo, che, se non fusse stato l’avertimento di fra’ Iocondo, tutto quello atterramento fatto nelle dette lagune di Chioggia, si sarebbe fatto, e forse maggiore, in quelle di Vinezia, con incredibile danno e quasi rovina di quella città. Afferma ancora il medesimo, il quale fu amicissimo di fra’ Iocondo, come fu sempre et è di tutti i virtuosi, che la sua patria Vinezia avea sempre per ciò obligo immortale alla memoria di fra’ Iocondo, e che egli si potrebbe in questa parte ragionevolmente chiamare secondo edificatore di Vinezia, e che quasi merita più lode, per avere conservata l’ampiezza e nobiltà di sì maravigliosa e potente città mediante questo riparo, che coloro che l’edificarono da principio debile e di poca considerazione. Perché questo benefizio, sì come è stato, così sarà eternamente d’incredibile giovamento et utile a Vinezia. Essendosi, non molti anni dopo che ebbe fatto questa sant’opera fra’ Iocondo, con molto danno de’ viniziani abruciato il Rialto di Vinezia, nel quale luogo sono i raccetti delle più preciose merci e quasi il tesoro di quella città, et essendo ciò avenuto in tempo a punto che quella Republica, per lunghe e continue guerre e perdita della maggior parte, anzi di quasi tutto lo stato di terra ferma, era ridotta in stato travagliatissimo, stavano i signori del governo in dubbio e sospesi di quello dovessero fare. Pure, essendo la riedificazione di quel luogo di grandissima importanza, fu risoluto che ad ogni modo si rifacesse. E per farla più onorevole e secondo la grandezza e magnificenza di quella Republica, avendo prima conosciuto la virtù di fra’ Iocondo e quanto valesse nell’architettura, gli diedero ordine di fare un disegno di quella fabrica. Laonde ne disegnò uno di questa maniera: voleva occupare tutto lo spazio che è fra il canale delle Beccherie di Rialto et il rio del Fondaco delle Farine, pigliando tanto terreno fra l’uno e l’altro rio, che facesse quadro perfetto, cioè che tanta fusse la lunghezza delle facciate di questa fabrica, quanto di spazio al presente si trova, caminando, dallo sbucare di questi due rivi nel Canal Grande. Disegnava, poi, che li detti due rivi sboccassero dall’altra parte in un canal comune che andasse dall’uno all’altro, tal che questa fabrica rimanesse d’ogni intorno cinta dall’acqua, cioè che avesse il Canal Grande da una parte, li due rivi da due, et il rio, che s’avea a far di nuovo, dalla quarta parte. Voleva, poi, che fra l’acqua e la fabrica intorno intorno al quadro fusse, o vero rimanesse, una spiaggia o fondamento assai largo che servisse per piazza, e vi si vendessero, secondo che fusseno deputati i luoghi, erbaggi, frutte, pesci et