Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/323

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della casa che fece in borgo Santo Apostolo; et in quella con molta spesa fece far gl’ornamenti delle porte, camini bellissimi; e particolarmente fece per ornamento d’una camera cassoni di noce pieni di putti intagliati con somma diligenza. La quale opera sarebbe oggi impossibile a condurre a tanta perfezzione con quanta la condusse egli. Diedegli il disegno della villa che e’ fece fare sul poggio di Bellosguardo, che fu di bellezza e di comodità grande e di spesa infinita. A Giovanmaria Benintendi fece un’anticamera et un recinto d’un ornamento, per alcune storie fatte da eccellenti maestri, che fu cosa rara. Fece il medesimo il modello della chiesa di S. Giuseppo da Santo Nofri, e fece fabricare la porta, che fu l’ultima opera sua. Fece condurre di fabrica il campanile di Santo Spirito in Fiorenza, che rimase imperfetto: oggi per ordine del duca Cosimo si finisce col medesimo disegno di Baccio. E similmente quello di San Miniato di Monte, dall’artiglieria del campo battuto, non però fu mai rovinato. Per lo che non minor fama s’acquistò per l’offesa che fece a’ nemici, che per la bontà e bellezza con che Baccio l’aveva fatto lavorare e condurre. Essendo poi Baccio, per la sua bontà e per essere molto amato dai cittadini, nell’Opera di Santa Maria del Fiore per architetto, diede il disegno di fare il ballatoio che cigne intorno la cupola; il quale Pippo Brunelleschi, sopragiunto dalla morte, aveva lasciato a dietro. E benché egli avesse anco di questo fatto il disegno, per la poca diligenza de’ ministri dell’Opera, erano andati male e perduti. Baccio adunque, avendo fatto il disegno e modello di questo ballatoio, mise in opera tutta la banda che si vede verso il canto de’ Bischeri. Ma Michelagnolo Buonarroti, nel suo ritorno da Roma, veggendo che nel farsi quest’opera si tagliavano le morse che aveva lasciato fuori non senza proposito Filippo Brunelleschi, fece tanto rumore che si restò di lavorare, dicendo esso che gli pareva che Baccio avesse fatto una gabbia da grilli, e che quella machina sì grande richiedeva maggior cosa e fatta con altro disegno, arte e grazia che non gli pareva che avesse il disegno di Baccio, e che mostrarebbe egli come s’aveva da fare. Avendo dunque fatto Michelagnolo un modello, fu la cosa lungamente disputata fra molti artefici e cittadini intendenti davanti al cardinale Giulio de’ Medici. E finalmente non fu, né l’un modello, né l’altro messo in opera. Fu biasimato il disegno di Baccio in molte parti, non che di misura in quel grado non stesse bene, ma perché troppo diminuiva a comparazzione di tanta machina. E per queste cagioni non ha mai avuto questo ballatoio il suo fine. Attese poi Baccio a fare i pavimenti di Santa Maria del Fiore, et altre sue fabriche, che non erano poche, tenendo egli cura particolare di tutti i principali monasterii e conventi di Firenze, e di molte case di cittadini dentro e fuori della città. Finalmente vicino a 83 anni, essendo anco di saldo e buon giudizzio, andò a miglior vita nel 1543, lasciando Giuliano, Filippo e Domenico suoi figliuoli, dai quali fu fatto sepellire in San Lorenzo. De’ quali suoi figliuoli, che tutti dopo Baccio atteser all’arte dell’intaglio e falegname, Giuliano, che era il secondo, fu quegli che con maggiore studio, vivendo il padre, e dopo, attese all’architettura. Onde col favore del duca Cosimo succedette nel luogo del padre all’Opera di Santa Maria del Fiore, e seguitò non pure in quel tempio quello che il padre avea cominciato, ma tutte