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Alberto non potesse per aventura far meglio, come quello che non avendo commodità d’altri, ritraeva, quando aveva a fare ignudi, alcuno de’ suoi garzoni, che dovevano avere, come hanno per lo più i Tedeschi, cattivo ignudo, se bene vestiti si veggiono molti begl’uomini di que’ paesi. Fece molti abiti diversi alla fiaminga in diverse carte stampate piccole, di villane e villani, che suonano la cornamusa e ballano, alcuni che vendono polli et altre cose, e d’altre maniere assai. Fece uno che dormendo in una stufa ha intorno Venere che l’induce a tentazione in sogno, mentre che Amore, salendo sopra due zanche, si trastulla, et il diavolo con un soffione, o vero mantice, lo gonfia per l’orecchie. Intagliò anco due San Cristofani diversi, che portano Cristo fanciullo, bellissimi e condotti con molta diligenza ne’ capegli sfilati, et in tutte l’altre [parti]. Dopo le quali opere, vedendo con quanta larghezza di tempo intagliava in rame, e trovandosi avere gran copia d’invenzioni diversamente disegnate, si mise a intagliare in legno. Nel qual modo di fare coloro che hanno maggior disegno hanno più largo campo da poter mostrare la loro perfezzione. E di questa maniera mandò fuori l’anno 1510 due stampe piccole: in una delle quali è la decollazione di San Giovanni, e nell’altra quando la testa del medesimo è presentata in un bacino a Erode, che siede a mensa, et in altre carte San Cristofano, San Sisto papa, Santo Stefano e San Lorenzo. Per che, veduto questo modo di fare essere molto più facile che l’intagliare in rame, seguitandolo, fece un San Gregorio che canta la messa, accompagnato dal diacono e sodiacono. E cresciutogli l’animo, fece in un foglio reale l’anno 1510 parte della Passione di Cristo, cioè ne condusse, con animo di fare il rimanente, quattro pezzi: la cena, l’esser preso di notte nell’orto, quando va al limbo a trarne i Santi Padri, e la sua gloriosa Resurrezione. E la detta seconda parte fece anco in un quadretto a olio molto bello, che è oggi in Firenze appresso al signor Bernardetto de’ Medici. E se bene sono poi state fatte l’altre otto parti, che furono stampate col segno d’Alberto, a noi non pare verisimile che sieno opera di lui, atteso che sono mala cosa e non somigliano né le teste, né i panni, né altra cosa la sua maniera. Onde si crede che siano state fatte da altri dopo la morte sua per guadagnare, senza curarsi di dar questo carico ad Alberto. E che ciò sia vero, l’anno 1511 egli fece della medesima grandezza in venti carte tutta la vita di Nostra Donna tanto bene, che non è possibile, per invenzione, componimenti di prospettiva, casamenti, abiti e teste di vecchi e giovani, far meglio. E nel vero, se quest’uomo sì raro, sì diligente e sì universale avesse avuto per patria la Toscana, come egli ebbe la Fiandra, et avesse potuto studiare le cose di Roma, come abbiam fatto noi, sarebbe stato il miglior pittore de’ paesi nostri, sì come fu il più raro e più celebrato che abbiano mai avuto i Fiaminghi. L’anno medesimo, seguitando di sfogare i suoi capricci, cercò Alberto di fare della medesima grandezza quindici forme intagliate in legno della terribile visione che San Giovanni Evangelista scrisse nell’isola di Patmos nel suo Apocalisse. E così, messo mano all’opera con quella sua imaginativa stravagante, e molto a proposito a cotal suggetto, figurò tutte quelle cose, così celesti come terrene, tanto bene, che fu una maraviglia. E con tanta varietà di fare in quegli animali e mostri, che fu gran lume a