Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/372

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al marchese che, dopo molte carezze, gli fece dar una casa fornita orrevolmente e gl’ordinò provisione, et il piatto per lui, per Benedetto Pagni suo creato e per un altro giovane che lo serviva; e, che è più, gli mandò il marchese parecchie canne di veluto e raso, altri drappi e panni per vestirsi; e dopo, intendendo che non aveva cavalcatura, fattosi venire un suo favorito cavallo chiamato Luggeri, glielo donò; e montato che Giulio vi fu sopra, se n’andarono fuor della porta di S. Bastiano, lontano un tiro di balestra, dove sua eccellenza aveva un luogo e certe stalle chiamato il T., in mezzo a una prateria, dove teneva la razza de’ suoi cavalli e cavalle. E quivi arrivati, disse il marchese che arebbe voluto, senza guastare la muraglia vecchia, accomodare un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso. Giulio, udita la volontà del marchese, veduto il tutto, e levata la pianta di quel sito, mise mano all’opera; e servendosi delle mura vecchie fece in una parte maggiore la prima sala, che si vede oggi all’entrare, col seguito delle camere che la mettono in mezzo. E perché il luogo non ha pietre vive, né commodi di cave da potere far conci e pietre intagliate, come si usa nelle muraglie da chi può farlo, si servì di mattoni e pietre cotte, lavorandole poi di stucco. E di questa materia fece colonne, base, capitegli, cornici, porte, finestre et altri lavori, con bellissime proporzioni: e con nuova e stravagante maniera gl’ornamenti delle volte, con spartimenti dentro bellissimi e con ricetti riccamente ornati. Il che fu cagione che, da un basso principio, si risolvesse il marchese di far poi tutto quello edifizio a guisa d’un gran palazzo, perché Giulio fatto un bellissimo modello, tutto fuori e dentro nel cortile d’opera rustica, piacque tanto a quel signore che, ordinata buona provisione di danari e da Giulio condotti molti maestri, fu condotta l’opera con brevità al suo fine. La forma del quale palazzo è così fatta: è questo edifizio quadro et ha nel mezzo un cortile scoperto a uso di prato, o vero piazza, nella quale sboccano in croce quattro entrate. La prima delle quali in prima vista trafora, o vero passa, in una grandissima loggia che sbocca per un’altra nel giardino, e due altre vanno a diversi appartamenti, e queste sono ornate di stucchi e di pitture. E nella sala, alla quale dà entrata la prima, è dipinta in fresco la volta fatta in varii spartimenti, e nelle facciate sono ritratti di naturale tutti i cavalli più belli e più favoriti della razza del marchese, et insieme con essi i cani di quello stesso mantello, o macchie, che sono i cavalli, co’ nomi loro; che tutti furono disegnati da Giulio e coloriti sopra la calcina a fresco da Benedetto Pagni e da Rinaldo Mantovano, pittori e suoi creati, e nel vero così bene che paiono vivi. Da questa si cammina in una stanza, che è in sul canto del palazzo, la quale ha la volta fatta con spartimento bellissimo di stucchi e con variate cornici, in alcuni luoghi tocche d’oro. E queste fanno un partimento con quattro ottangoli, che levano nel più alto della volta con quadro, nel quale è Cupido, che nel cospetto di Giove (che è abbagliato nel più alto da una luce celeste), sposa alla presenza di tutti gli dèi Psiche. Della quale storia non è possibile veder casa fatta con più grazia e disegno; avendo Giulio fatto scortare quelle figure con la veduta al disotto in su tanto bene, et alcune di quelle non sono affatica lunghe un