Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/389

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vedrà dipinto ogni cosa. E da che questi tali fanno tanto, è bene ancora che ci sia chi non faccia nulla, acciò che eglino abbino quel più che fare". E con simili et altre piacevolezze, si andava fra’ Sebastiano, come quello che era tutto faceto e piacevole, trattenendo; e nel vero non fu mai il miglior compagno di lui. Fu, come si è detto, Bastiano molto amato da Michelagnolo. Ma è ben vero che, avendosi a dipigner la faccia della cappella del Papa, dove oggi è il Giudizio di esso Buonarroto, fu fra loro alquanto di sdegno, avendo persuaso fra’ Sebastiano al Papa che la facesse fare a Michelagnolo a olio là dove esso non voleva farla se non a fresco. Non dicendo dunque Michelagnolo né sì, né no et acconciandosi la faccia a modo di fra’ Sebastiano, si stette così Michelagnolo, senza metter mano all’opera, alcuni mesi; ma essendo pur sollecitato, egli finalmente disse che non voleva farla se non a fresco, e che il colorire a olio era arte da donna e da persone agiate et infingarde, come fra’ Bastiano; e così gettata a terra l’incrostatura fatta con ordine del frate, e fatto arricciare ogni cosa in modo da poter lavorare a fresco, Michelagnolo mise mano all’opera, non si scordando però l’ingiuria che gli pareva avere ricevuta da fra’ Sebastiano, col quale tenne odio quasi fin alla morte di lui. Essendo finalmente fra’ Sebastiano ridotto in termine che né lavorare, né fare alcun’altra cosa voleva, salvo che attendere all’esercizio del frate, cioè di quel suo uffizio, e fare buona vita, d’età d’anni sessantadue si ammalò di acutissima febbre che, per essere egli rubicondo e di natura sanguigna, gl’infiammò talmente gli spiriti, che in pochi giorni rendé l’anima a Dio, avendo fatto testamento e lasciato che il corpo suo fusse portato alla sepoltura senza cerimonie di preti o di frati, o spese di lumi, e che quel tanto che in ciò fare si sarebbe speso fusse distribuito a povere persone per amor di Dio; e così fu fatto. Fu sepolto nella chiesa del Popolo del mese di giugno l’anno 1547. Non fece molta perdita l’arte per la morte sua; perché subito che fu vestito frate del Piombo si potette egli annoverare fra i perduti. Vero è che per la sua dolce conversazione dolse a molti amici et artefici ancora. Stettono con Sebastiano in diversi tempi molti giovani per imparare l’arte, ma vi feciono poco profitto, perché dall’essempio di lui impararono poco altro che a vivere; eccetto però Tommaso Laureati ciciliano, il quale, oltre a molte altre cose, ha in Bologna con grazia condotto in un quadro una molto bella Venere et Amore che l’abbraccia e bacia. Il qual quadro è in casa Messer Francesco Bolognetti. Ha fatto parimente un ritratto del signor Bernardino Savelli, che è molto lodato, et alcune altre opere delle quali non accade far menzione.