Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/392

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fra molti giovani che egli aveva in bottega che attendevano all’arte, in poco tempo venne a passar a tutti gl’altri innanzi con lo studio e con la sollecitudine. Eravi fra gli altri uno, il quale gli fu uno sprone che del continuo lo pugneva, il quale fu nominato Toto del Nunziata, il quale, ancor egli aggiugnendo col tempo a paragone con i begli ingegni, partì di Fiorenza, e con alcuni mercanti fiorentini condottisi in Inghilterra, quivi ha fatto tutte l’opere sue; e dal re di quella provincia, il quale ha anco servito nell’architettura e fatto particolarmente il principale palazzo, è stato riconosciuto grandissimamente. Costui adunque e Perino esercitandosi a gara l’uno e l’altro, e seguitando nell’arte con sommo studio, non andò molto tempo, divennero eccellenti. E Perino disegnando in compagnia di altri giovani, e fiorentini e forestieri, al cartone di Michelagnolo Buonarroti, vinse e tenne il primo grado fra tutti gl’altri. Di maniera che si stava in quella aspettazione di lui, che succedette di poi nelle belle opere sue, condotte con tanta arte et eccellenza. Venne in quel tempo in Fiorenza il Vaga pittor fiorentino, il quale lavorava in Toscanella in quel di Roma cose grosse; per non essere egli maestro eccellente, e soprabondatogli lavoro, aveva di bisogno d’aiuti, e desiderava menar seco un compagno et un giovanetto che gli servisse al disegno, che non aveva, et all’altre cose dell’arte; per che vedendo costui Perino disegnare in bottega di Ridolfo insieme con gli altri giovani, e tanto superiore a quegli che ne stupì, e che più piacendogli l’aspetto et i modi suoi, atteso che Perino era un bellissimo giovanetto, cortesissimo, modesto e gentile, et aveva tutte le parti del corpo corrispondenti alla virtù dell’animo, se n’invaghì di maniera che lo domandò se egli volesse andar seco a Roma, che non mancherebbe aiutarlo negli studii e farli que’ benefizii e patti che egli stesso volesse. Era tanta la voglia ch’aveva Perino di venire a qualche grado eccellente della professione sua, che quando sentì ricordar Roma, per la voglia che egli ne aveva, tutto si rintenerì e gli disse che egli parlasse con Andrea de’ Ceri, che non voleva abbandonarlo, avendolo aiutato per fino allora. Così il Vaga, persuaso Ridolfo suo maestro et Andrea che lo teneva, tanto fece che alla fine condusse Perino et il compagno in Toscanella. Dove cominciando a lavorare, et aiutando loro Perino, non finirono solamente quell’opera che il Vaga aveva presa, ma molte ancora che pigliarono di poi. Ma dolendosi Perino che le promesse, con le quali fu condotto p[resso] a Roma, erano mandate in lunga per colpa dell’utile e commodità che ne traeva il Vaga, e risolvendosi andarci da per sé, fu cagione che il Vaga, lasciato tutte l’opere, lo condusse a Roma. Dove egli, per l’amore che portava all’arte, ritornò al solito suo disegno, e continuando molte settimane, più ogni giorno si accendeva. Ma volendo il Vaga far ritorno a Toscanella, e per questo fatto conoscere a molti pittori ordinarii Perino per cosa sua, lo raccomandò a tutti quegli amici che là aveva, acciò l’aiutassino e favorissino in assenza sua. E da questa origine, da indi innanzi, si chiamò sempre Perin del Vaga. Rimaso costui in Roma, e vedendo le opere antiche nelle sculture e le mirabilissime machine degli edifizi, gran parte rimase nelle rovine, stava in sé ammiratissimo del valore di tanti chiari et illustri che avevano fatte quelle opere. E così accendendosi tuttavia più