Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/405

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San Francesco molto bella, con bellissimo disegno, e similmente in una chiesa dimandata Santa Maria de Consolazione, ad un gentiluomo di casa Baciadonne, nella qual tavola fece una Natività di Cristo, opera lodatissima, ma messa in luogo, oscuro talmente, che per colpa del non aver buon lume, non si può conoscer la sua perfezzione, e tanto più che Perino cercò di dipignerla con una maniera oscura, onde avrebbe bisogno di gran lume. Senza i disegni, che e’ fece de la maggior parte della Eneide con le storie di Didone, che se ne fece panni d’arazzi, e similmente i begli ornamenti disegnati da lui nelle poppe delle galee, intagliati e condotti a perfezzione dal Carota e dal Tasso, intagliatori di legname fiorentini, i quali eccellentemente mostrarono quanto e’ valessino in quell’arte. Oltre tutte queste cose, dico, fece ancora un numero grandissimo di drapperie per le galee del prencipe et i maggiori stendardi che si potessi fare per ornamento e bellezza di quelle. Laonde fu per le sue buone qualità tanto amato da quel prencipe che, se egli avesse atteso a servirlo, arebbe grandemente conosciuta la virtù sua. Mentre che egli lavorò in Genova, gli venne fantasia di levar la moglie di Roma, e così comperò in Pisa una casa, piacendoli quella città, e quasi pensava, invecchiando, elegger quella per sua abitazione. Essendo dunque in quel tempo Operaio del Duomo di Pisa Messer Antonio di Urbano, il quale aveva desiderio grandissimo d’abbellir quel tempio, aveva fatto fare un principio d’ornamenti di marmo molto belli per le cappelle della chiesa, levando alcune vecchie e goffe che v’erano e senza proporzione, le quali aveva condotte di sua mano Stagio da Pietra Santa, intagliatore di marmi molto pratico e valente. E così dato principio, l’Operaio pensò di riempier dentro i detti ornamenti di tavole a olio, e fuora seguitare a fresco storie e partimenti di stucchi, e di mano de’ migliori e più eccellenti maestri che egli trovasse, senza perdonare a spesa che ci fussi potuta intervenire; per che egli aveva già dato principio alla sagrestia e l’aveva fatta nella nicchia principale dietro a l’altar maggior, dove era finito già l’ornamento di marmo e fatti molti quadri da Giovann’Antonio Sogliani pittore fiorentino, il resto de’ quali, insieme con le tavole e cappelle che mancavano, fu poi doppo molti anni fatto finire da Messer Sebastiano della Seta, Operaio di quel Duomo. Venne in questo tempo in Pisa, tornando da Genova, Perino e visto questo principio per mezzo di Batista del Cervelliera, persona intendente nell’arte e maestro di legname, in prospettive et in rimessi ingegnosissimo, fu condotto all’Operaio; e discorso insieme delle cose dell’Opera del Duomo, fu ricerco che a un primo ornamento dentro alla porta ordinaria che s’entra dovessi farvi una tavola, che già era finito l’ornamento, e sopra quella una storia, quando San Giorgio ammazzando il serpente libera la figliuola di quel re. Così, fatto Perino un disegno bellissimo, che faceva in fresco un ordine di putti e d’altri ornamenti fra l’una cappella e l’altra, e nicchie con Profeti e storie in più maniere, piacque tal cosa all’Operaio, e così, fatto il cartone d’una di quelle, cominciò a colorir quella prima, dirimpetto alla porta detta di sopra, e finì sei putti, i quali sono molto bene condotti. E così doveva seguitare intorno intorno, che certo era ornamento molto ricco e molto bello, e sarebbe riuscita tutta insieme un’opera molto onorata, ma venutagli