Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/407

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dipinta la volta e le lunette con ornamenti di stucco, e così la tavola a olio, da Giulio Romano e da Giovan Francesco suo cognato; per che, disideroso quel gentiluomo di farla finire, dove nelle lunette erano quattro istorie a fresco di Santa Maria Maddalena e nella tavola a olio un Cristo che appare a Maria Maddalena in forma d’ortolano, fece far prima un ornamento di legno dorato alla tavola, che n’aveva un povero di stucco, e poi allogò le facciate a Perino, il quale, fatto fare i ponti e la turata, mise mano e dopo molti mesi a fine la condusse. Fecevi uno spartimento di grottesche bizzarre e belle, parte di basso rilievo e parte dipinte, e ricinse due storiette non molto grandi con un ornamento di stucchi molto varii, in ciascuna facciata la sua; nell’una era la probatica piscina, con quegli rattratti e malati e l’Angelo che viene a commover l’acque, con le vedute di que’ portici che scortono in prospettiva benissimo, e gl’andamenti e gl’abiti de’ sacerdoti fatti con una grazia molto pronta, ancora che le figure non sieno molto grandi; nell’altra fece la resurressione di Lazero quatriduano, che si mostra, nel suo riaver la vita, molto ripieno della palidezza e paura della morte, et intorno a esso sono molti che lo sciolgono e pure assai che si maravigliano et altri che stupiscono; senzaché la storia è adorna d’alcuni tempietti che sfuggono nel loro allontanarsi, lavorati con grandissimo amore et il simile sono tutte le cose dattorno di stucco. Sonvi quattro storiettine minori, due per faccia, che mettono in mezzo quella grande; nelle quali sono: in una, quando il centurione dice a Cristo che liberi con una parola il figliuolo che muore; nell’altra, quando caccia i venditori del tempio; la Trasfigurazione et un’altra simile. Fecevi, ne’ risalti de’ pilastri di dentro, quattro figure in abito di Profeti che sono veramente nella lor bellezza quanto eglino possino essere di bontà e di proporzione ben fatti e finiti; et è similmente quell’opera condotta sì diligentemente, che più tosto alle cose miniate che dipinte, per la sua finezza, somiglia. Vedevisi una vaghezza di colorito molto viva et una gran piacenza usata in condurla, mostrando quel vero amore che si debbe avere all’arte. E questa opera dipinse egli tutta di sua man propria, ancor che gran parte di quegli stucchi facesse condurre co’ suoi disegni a Guglielmo Milanese, stato già seco a Genova e molto amato da lui, avendogli già voluto dare la sua figliuola per donna. Oggi costui, per restaurar le anticaglie di casa Farnese, è fatto frate del Piombo in luogo di fra’ Bastian Viniziano. Non tacerò che in questa cappella era in una faccia una bellissima sepoltura di marmo e sopra la cassa una femmina morta di marmo, stata eccellentemente lavorata dal Bologna scultore, e due putti ignudi dalle bande; nel volto della qual femina era il ritratto e l’effigie d’una famosissima cortigiana di Roma che lasciò quella memoria; la quale fu levata da que’ frati che si facevano scrupolo che una sì fatta femmina fusse quivi stata riposta con tanto onore. Quest’opera, con molti disegni che egli fece, fu cagione che il reverendissimo cardinale Farnese gli cominciasse a dar provisione e servirsene in molte cose. Fu fatto levare per ordine di papa Paolo un cammino ch’era nella camera del Fuoco e metterlo in quella della Segnatura, dove erano le spalliere di legno in prospettiva fatte di mano di fra’ Giovanni intagliatore per papa Giulio, onde, avendo nell’una e nell’altra camera dipinto Raffaello da Urbino, bisognò