Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/42

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onorate, quanto più appariscono le sue sculture superiori atutte le antiche. Ma se tanto sono da noi ammirati que’ famosissimi che provocati con sì eccessivi premii e con tanta felicità diedero vita alle opere loro, quanto doviamo noi maggiormente celebrare e mettere in cielo questi rarissimi ingegni che non solo senza premii, ma in una povertà miserabile fanno frutti sì preziosi? Credasi et affermisi adunque che se in questo nostro secolo fusse la giusta remunerazione, si farebbono senza dubbio cose più grandi e molto migliori che non fecero mai gli antichi. Ma lo avere a combattere più con la fame, che con la Fama, tien sotterrati i miseri ingegni, né gli lascia (colpa e vergogna di chi sollevare gli potrebbe e non se ne cura) farsi conoscere. E tanto basti a questo proposito, essendo tempo di oramai tornare a le Vite: trattando distintamente di tutti quegli che hanno fatto opere celebrate, in questa terza maniera: il principio della quale fu Lionardo da Vinci, dal quale appresso cominceremo.

Il fine del Proemio.