Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/57

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ma in una sola occhiata tutte le sorti delle vedute che può fare in più gesti un uomo, (cosa che la scultura non può fare, se non mutando il sito e la veduta, talché non sono una ma più vedute), propose di più che da una figura sola di pittura voleva mostrare il dinanzi et il didietro et i due profili dai lati: cosa che e’ fece mettere loro il cervello a partito. E la fece in questo modo: dipinse uno ignudo, che voltava le spalle et aveva in terra una fonte d’acqua limpidissima, nella quale fece dentro per riverberazione la parte dinanzi; da un de’ lati era un corsaletto brunito, che s’era spogliato, nel quale era il profilo manco, perché nel lucido di quell’arme si scorgeva ogni cosa; da l’altra parte era uno specchio, che drento vi era l’altro lato di quello ignudo; cosa di bellissimo ghiribizzo e capriccio, volendo mostrare in effetto che la pittura conduce con più virtù e fatica, e mostra in una vista sola del naturale, più che non fa la scultura. La qual opera fu sommamente lodata et ammirata, per ingegnosa e bella. Ritrasse ancora di naturale Caterina regina di Cipro, qual vidi io già nelle mani del clarissimo Messer Giovan Cornaro: e nel nostro libro una testa colorita a olio, ritratta da un todesco di casa Fucheri, che allora era de’ maggiori mercanti nel Fondaco de’ tedeschi, la quale è cosa mirabile, insieme con altri schizzi e disegni di penna fatti da lui. Mentre Giorgione attendeva ad onorare e sé e la patria sua, nel molto conversar, che e’ faceva per trattenere con la musica molti suoi amici, si innamorò d’una madonna, e molto goderono l’uno e l’altra de’ loro amori. Avvenne che l’anno 1511 ella infettò di peste, non ne sapendo però altro, e praticandovi Giorgione al solito, se li appiccò la peste di maniera, che in breve tempo nella età sua di 34 anni, se ne passò a l’altra vita, non senza dolore infinito di molti suoi amici, che lo amavano per le sue virtù, e danno del mondo, che perse. Pure tollerarono il danno e la perdita con lo esser restati loro due eccellenti suoi creati Sebastiano Viniziano, che fu poi frate del Piombo a Roma, e Tiziano da Cadore, che non solo lo paragonò, ma lo ha superato grandemente, de’ quali a suo luogo si dirà pienamente l’onore e l’utile che hanno fatto a questa arte.