Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/87

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le linee al punto, va di maniera in dentro che pare di rilievo; oltra che vi sono alcuni Angeli che volano spargendo fiori, molto graziosi. Questa opera fu disfatta e rifatta da Mariotto, innanzi che la conducesse al suo fine, più volte; scanbiando ora il colorito o più chiaro, o più scuro e talora più vivace et acceso et ora meno; ma non si satisfacendo a suo modo, né gli parendo avere agiunto con la mano ai pensieri dell’intelletto arebbe voluto trovare un bianco che fusse stato più fiero della biacca: dove egli si mise a purgarla per poter lumeggiare in su i maggior chiari a modo suo; nientedimeno, conosciuto non poter far quello con l’arte che comprende in sé l’ingegno et intelligenzia umana, si contentò di quello che avea fatto, poi che non agiugneva a quel che non si poteva fare; e ne conseguì fra gli artefici di questa opera lode et onore, con credere ancora di cavarne per mezzo di queste fatiche da e’ padroni molto più utile che non fece, intravenendo discordia fra quegli che la facevano fare e Mariotto. Ma Pietro Perugino, allora vecchio, Ridolfo Ghirlandaio e Francesco Granacci la stimarono e d’accordo il prezzo di essa opera insieme acconciarono. Fece in San Brancazio di Fiorenza in un mezzo tondo la Visitazione di Nostra Donna; similmente in Santa Trinita lavorò in una tavola la Nostra Donna, San Girolamo e San Zanobi con diligenza, per Zanobi del Maestro; et alla chiesa della congregazione de’ Preti di San Martino fece una tavola della Visitazione, molto lodata. Fu condotto al convento de la Quercia fuori di Viterbo e quivi, poi che ebbe cominciata una tavola, gli venne volontà di veder Roma, e così in quella condottosi lavorò e finì, a frate Mariano Fetti a S. Salvestro di Monte Cavallo alla cappella sua, una tavola a olio con San Domenico, Santa Caterina da Siena che Cristo la sposa, con la Nostra Donna, con delicata maniera. Et alla Quercia ritornato, dove aveva alcuni amori, ai quali, per lo desiderio del non gli avere posseduti, mentre che stette a Roma, volse mostrare ch’era ne la giostra valente, per che fece l’ultimo sforzo; e come quel che non era né molto giovane né valoroso in così fatte imprese, fu sforzato mettersi nel letto. Di che, dando la colpa all’aria di quel luogo, si fé portare a Fiorenza in ceste. E non gli valsero aiuti né ristori, che di quel male si morì in pochi giorni d’età d’anni 45, et in San Pier Maggiore di quella città fu sepolto. De’ disegni di mano di costui ne sono nel nostro libro di penna e di chiaro e scuro alcuni molto buoni e particolarmente una scala a chiocciola difficile molto, che bene l’intendea, tirata in prospettiva. Ebbe Mariotto molti discepoli fra’ quali fu Giuliano Bugiardini, il Francia Bigio, fiorentini, et Innocenzio da Imola, de’ quali a suo luogo si parlerà. Parimente Visino pittor fiorentino fu suo discepolo e migliore di tutti questi per disegno, colorito e diligenzia e per una miglior maniera, che mostrò nelle cose che e’ fece, condotte con molta diligenza. Et ancor che in Fiorenzia ne siano poche, ciò si può vedere oggi in casa di Giovambattista di Agnol Doni in un quadro d’una spera colorito a olio a uso di minio, dove sono Adamo et Eva ignudi che mangiano il pomo, cosa molto diligente; et un quadro d’un Cristo deposto di croce insieme coi ladroni, dove è uno intrigamento bene inteso di scale, quivi alcuni aiutano a dipor Cristo, et altri in sulle spalle portono un ladrone alla sepoltura, con molte varie e capricciose attitudini e