Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/92

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E nel vero fu Raffaello sgraziato nelle pratiche, perché usò sempre con gente povere e basse come quello che avilito si vergognava di sé, atteso che nella sua gioventù fu tenuto in grande spettazione e poi si conosceva lontano dall’opere sue prima fatte in gioventù tanto eccellentemente. E così invecchiando declinò tanto da quel primo buono che le cose non parevano più di sua mano; et ogni giorno l’arte dimenticando, si ridusse poi, oltra le tavole e quadri che faceva, a dipignere ogni vilissima cosa, e tanto avvilì che ogni cosa gli dava noia, ma più la grave famiglia de’ figliuoli che aveva, ch’ogni valor dell’arte trasmutò in goffezza. Perché sovragiunto da infermità et impoverito, miseramente finì la sua vita di età d’anni 58. Fu sepolto dalla Compagnia della Misericordia in San Simone di Fiorenza nel 1524. Lasciò dopo di sé molti che furono pratiche persone. Andò ad imparare da costui i principii dell’arte nella sua fanciullezza Bronzino, fiorentino pittore, il quale si portò poi sì bene sotto la protezzione di Iacopo da Puntorno, pittor fiorentino, che nell’arte ha fatto i medesimi frutti che Iacopo suo maestro. Il ritratto di Raffaello si è cavato da un disegno che aveva Bastiano da Monte Carlo, che fu anch’egli suo discepolo, il quale fu pratico maestro, per uomo senza disegno.