Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/116

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stante, a cui paragonare le altre monete e tutti i generi. Conchiudo adunque che una specie di moneta si debba avere qual campione, cui si riferiscano le altre monete tutte, da cui prendano la denominazione i tributi e gli stipendj, e che resti essa invariabile nel suo peso, variandosi le altre secondo il bisogno nelle nuove monetazioni. Questo non è pensiero nuovo, ma è quel che si usa anzi comunemente. Solo parmi importante cosa esaminare quale dei tre metalli l’oro, l’argento o il rame, debbasi assumere per misura costante, ossia per campione della moneta, cui riferire tutte le altre. L’oro è stato preferito negli affari di grosse somme da coloro che non vollero avventurare i loro contratti ai valori numerarj delle monete. Si è dunque contrattato anticamente, e si sono pure fissati pubblici stipendj e pubbliche pene, in tanti scudi d’oro (ora dicesi tanti Gigliati, tanti Luigi ec.) ma non si è forse mai, che io sappia, considerato l’oro come misura fissa di tutte le altre monete nelle operazioni di Zecca. È stato in questo comunemente preferito l’argento. Essendo questa la moneta media fra l’oro ed il rame, si è creduta la più opportuna, e tal opinione fu autorizzata talvolta da leggi solenni, talchè non ad altro che a tali leggi venne attribuito l’inefficace rimedio


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