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Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/146

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guono il loro interesse da quello della Nazione. I tributi si pagano al Principe, perchè gl’impieghi ne’ pubblici bisogni. Dunque o avrà il Principe nel suo tesoro con che fare la spesa della rifusione e riforma delle monete erose, o non ne avrà. Se ne ha, non gli sarà grave al certo impiegare tal somma in un uso alla Nazione vantaggioso cotanto. Se non ne ha, faccia per la riforma delle monete ciò che fa per tutti gli altri pubblici bisogni. Non sono in sua mano i tributi? Non gli accresce egli a suo piacere quando ne abbisogna? Quell’operazione che avrebbe dovuto fare quando ha deteriorato le monete erose, la faccia adesso. Se il Principe in tempi ch’erano così scarsi i lumi economici ha preso un abbaglio, lo ha preso però di buona fede, credendo maggior male accrescere i tributi che deteriorare le monete erose, e dispensarne più del bisogno. Non tutte le cose che si tentano riescono bene. Quanto non costa alla Nazione una guerra intrappresa per suo bene, e per disgrazia riuscita male? Non dev’egli per questo il Popolo pagarne le spese? Non si può ben governare lo Stato senza fare alcuna volta un passo falso. Tal è la condizione delle umane cose, che l’errore si mischia sempre alla verità, il male al bene: nè si devono perciò ommettere i buoni


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