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tro in sostanza, che una diminuzione di quantità reale ai salarj. Potranno forse soffrire una tale diminuzione quelli che godono alti stipendj, pensioni ec., ma non la potranno soffrire coloro, che sono salariati appena per vivere, e principalmente i soldati, come ho mostrato di sopra; molto meno la potranno soffrire quelli, che sono incaricati di provedere armi, fieno, pane, vestiti alle truppe, a mantenere le fabbriche, le fortificazioni ec. Crescendo il numerario delle monete deve crescere il numerario di tutte le spese, e gli assegnamenti del numerario anteriore non baderanno più agl’impresarj. La violenza in questo genere non farebbe altro effetto, che far disertare i soldati, forzare i munizionieri, e gli altri impresarj a rifarsi della sottrazione del reale stipendio che loro vien fatta, sulla quantità e qualità delle merci e generi, ch’essi devono somministrare.
Evvi però un caso, in cui si può credere assai vantaggioso all’Erario l’accrescimento dei valori numerarj delle monete. Se la Corona avesse grossi debiti coi sudditi e cogli stranieri, crescendo il valore numerario delle monete si farebbe minore la reale somma degli annui interessi e del capitale. È però cosa difficile, che alcuno voglia, massime straniero, imprestare grosse somme ad interesse al