Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/177

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relazione di gioanni da mulla 171

segni che a ministro di principe cosí grande e a cui teneva tanta obligazione e’ sarebbe stato proprio e conveniente. Che intendeva però Sua Altezza com’io mi trovassi maritato, e che però mi pregava a non ricusar il regallo d’una gargatiglia da collo, che averebbe potuto servir ad uso della consorte, ed è quella che si trova ai piedi di Vostra Serenitá. Questa, come io non debbo ricever né riconoscer da altri che dalla Serenitá Vostra, mio vero e solo principe, cosí dalla sua semplice benignitá e da quella di questo eccellentissimo senato aspetterò questa sera con sommo desiderio di ricever in dono. E però, quanto piú devotamente e profondamente e umilmente posso, prego e supplico la Serenitá Vostra e cadauna delle Signorie Vostre eccellentissime e benignissime che, facendo riflesso non nel mio merito ma in se stesse e nella sua ordinaria grande munificenza, restino servite di farmi questa singolarissima grazia; la qual, dovendomi riuscire a publico testimonio che non il mio debol servizio (ché questo non può essere in alcun modo), ma la mia ottima mente sia stata dall’Eccellenze Vostre gradita, sará ricevuto da me con sentimento di somma riverenza e con estrema consolazione. Per il qual rispetto laccio anco piú stima di quella gioia che d’ogni altro qualsivoglia piú ricco e piú prezioso tesoro, anzi di tutti i tesori insieme che sono nel mondo.