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relazione di nicolò dolfin 179

qualche considerabile quantitá. Questi Stati, che gode il duca in Francia, danno a lui un altro vantaggio eziandio sopra li suoi precessori grandissimo, qual è il pegno del potente patrocinio di quella cristianissima corona, mai da molti anni in qua interessatasi per alcun altro prencipe d’Italia tanto né si apertamente come ha fatto per l’Altezza Sua. Con tali prerogative di condizione ha potuto il duca, se ben a grande prezzo non ha dubbio, sottrarsi a quel giogo de’ spagnoli, che han convenuto provar tutti li suoi precessori: di non valer per insino ad ispedir ambasciate, né a prender mogli per sé o accasar in altri prencipi le figlie della loro casa, senza la licenza ed assenso delli governatori di Milano.

Solevano dir li spagnoli, fin quando si poteva di lontano preveder la mancanza della linea delli duchi passati, che, se fosse succeduto a quelli Stati anche un turco, per religion ed interesse di Stato tanto naturai aperto nimico del Cattolico, non poteva esser che non si rendesse, per conservarsene padrone e goderli, dipendente da quella corona. Pretendevano che non potessero li duchi di Mantoa, ed in effetto non lo potevano, mandar un fante, né far capitar un sacco di monizione nel Monferrato, né ricever da esso nel Mantoano, non dirò uomini, ma meno un bichier di vino, che di si buoni ne abonda, senza licenza del governator di Milano. All’incontro li governatori volevano esser cosí padroni di continuamente far transitar dal Genovesato al Milanese la regia soldatesca e d’inviarla bene spesso in alloggio sopra il Monferrato, come sopra lo Stato di Milano medesimo; e potevano ben li duchi rissentirsi in se stessi e quei popoli esclamar le estorsioni che ne ricevevano, ma non giá poner alcun freno alla volontá dei ministri spagnoli. Con l’assenso di questi si ponevano dalli duchi li governatori in Casale; e Ferdinando, tutto che nell’ingresso del suo dominio fosse stato cosí poco ben trattato da Spagna, si altamente soccorso e protetto con mensual contribuzioni di denaro dalla serenissima republica, ad ogni modo trovò bene, per conciliarsi col Cattolico, di deputare, fuor d’ogni aspettazione commune, in particolar grattifícazion di quella Maestá, al