Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/227

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relazione di alvise molin 221

la serenissima republica non è informata, a ciò non pigli qualche gelosia dell’operazioni sue. Ora, essendo necessario il rimedio, desidera che si trovi ripiego a ciò sii levato il signor Della Tur di Mantova, potendo supplire dentro la cittá il signor conte Martinengo; e, per quello tocca alla gente dello Stato, nominerá persona d’intiera confidenza della serenissima republica col suo consiglio e partecipazione, senza la quale protesta non voler far mai cosa alcuna. Qui entrò a considerare esser l’interesse commune, poiché non compliva alla serenissima republica che la direzione totale de’ Stati del signor duca cadesse nelle mani de’ francesi; soggiongendo che ella si regolava e si sarebbe regolata col consiglio savio e prudente della Serenitá Vostra. Che li francesi vorrano dare la regola loro a gusto proprio; e ripigliò a dire che bisogna che la serenissima republica consideri e pesi questo punto: se è di suo servizio che francesi dispongano a voler loro di tutto, ed in quale necessitá sarebbe posta, se dalla serenissima republica coll’uso della sua prudenza non sará dato pronto rimedio. Giá non potersi piú ascondere il fine de’ ministri francesi; giá l’operazioni fatte nel Monferrato a sufficienza palesarle e le prattiche in Mantova ponerle in chiaro essere ella obligata, per proprio interesse non solo, ma per ogni ragione, a far tutto per ripararsi da questi colpi. Supplicare però la serenissima republica ad applicarvi il pensiero, a contribuire gli uffici suoi in buona forma e a riparare in tempo a quegli accidenti, che dalla necessitá possono essere prodotti, gravissimi ed irreparabili. Che non sará difficile anco con sodisfazione della Maestá cristianissima il levar di Mantova il signor Della Tur, disponendosi con propri uffizi gli animi ed insinuando con la somma sua prudenza quello che reputerá conferente; e che pregava la Serenitá Vostra ad intraprendere il negozio. Che ella conviene vivere in continui sospetti ed in continue gelosie, sempre temendo di qualche violento tentativo per levarle la tutella di suo figliuolo ed il commando anco in Mantova, come è seguito nel Monferrato, a segno che piú volte aveva motivato al signor conte Lunardo Martinengo che ella confidava in ogni accidente d’esser diffesa dall’armi di Vostra Serenitá. E che