e da questo e dalle cose precedentemente partecipatemi chiaro
comprendere in quale stato e condizione si trovava. Cominciò a
considerare essere giá priva d’ogni auttoritá in Casale e Monferrato,
spogliata delle rendite, repplicando molte delle cose avisate
a Vostra Serenitá da Mantova del modo con il quale si regono
li francesi; e disse che, quando il Prata fu a Mantova con partecipazione
della Francia, come si vede dalle lettere del Priandi
date al secretano, non trattò seco cosa alcuna e non puoté mai
penetrare quello che fosse andato a negoziare. Mostrò anco di
non esser contenta del Priandi, per quello che di corrispondenza
teneva col Guiscardi ed altri, senza a lei darne notizia. Disse
che scrivevano anco li suoi ministri al re senza a lei darne
parte; che, avendo il pressidente Guabianetto detto di sottoscrivere
per ubidire, ma protestato doversi darne aviso a lei, quest’era
stata una delle cause per le quali l’hanno cacciato, e perché
avisava le cose che occorevano, non secondava li pensieri del
Guiscardi ed era d’impedimento al disponer delle rendite a gusto
suo. Fece instanza perché da Vostra Serenitá fossero fatti efficaci
uffici in Francia a ciò il Guabianetto fosso rimesso, che
da se medesimo poi si sarebbe levato; e disse che, se lo suppongono
reo o sospetto nel fatto del Montiglio, per esser stato
nominato nel processo, si doveva essaminarlo prima che espelerlo.
Soggionse poi che, non contenti li ministri di Francia di
aver a lei levata ogni auttoritá nel Monferrato, facevano le pratiche
in Mantova che aveva detto al secretario: gionte a segno,
che con lettere del re medesimo erano confirmati ed inanimiti
quelli che andavano agregando al partito. Essere queste cose
troppo rilevanti e nelle quali di tutto si trattava. Il rimedio essere
necessario, e che non crede mai che si possa consigliarla
a lasciarsi spogliare della tutella del figliuolo, a lei debita e per
natura e per il testamento dell’avo. Con questa violenza, che
ben conosceva, non essere ragionevole e troppo pericoloso che
il commando dell’armi resti in mano di chi machina affari di
tanto peso e di tanto gravi consequenze, che, se non fosse stato
il rispetto che porta alla serenissima republica, non gli lo lasciarebbe
un’ora; ma che non ha voluto far alcuna novitá se prima