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relazione di alvise molin 227

che egli ha diligentemente e valorosamente assistito a questa mia carica, meritano l’aggradimento di Vostra Serenitá.

Di me stesso, serenissimo Prencipe, eccellentissimi signori, ho poco che dire, mentre tutto ciò che opero è debito verso la patria e tutto ciò ch’ommetto è diffetto de’ miei poveri talenti, non mai della volontá, che non avrá in alcun tempo altri respiri che nell’essercizio di servire alla patria. Supplicole escusar le imperfezioni di questa mia relazione, condannandone i diffetti alla mia infirmitá.

La signora prencipessa nel mio partire mi regalò con un gioielo di diamanti: è posto a’ piedi della Serenitá Vostra, perché sia frutto della sua somma benignitá. La prego però a farmene grazia, in contrasegno che sia gradito il mio impiego e scusata la mia debolezza.

Al secretano mandò la signora prencipessa un anello con diamanti, ed egli pure supplica umilmente la Serenitá Vostra d’esserne fatto degno. Grazie.