Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/259

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relazione di alvise donato 253

nell’occasione delle passate differenze avutesi col presente pontefice, e crede che ciò non poco abbia agevolato la loro deliberazione nell’aiutarlo; ma questo non diminuisce giá punto in lui il concetto della sua obligazione, anzi che stima rendersegli da ciò piú malagevole la corrispondenza, e mostra di non esser per appoggiarsi mai di mediocritá nelle opere, per farsi conoscer fissamente intento al secondar per ciò l’obligo del proprio nascimento e del recente favore. Spera che l’Eccellenze Vostre siano per amar in lui, anco nel tempo avenire, i benefici che ora gli han fatti, e si persuade certo che la serenissima republica in ogni tempesta gli sia per esser sempre sicuro e fedel porto di refugio. È tanto grande il concetto che tiene d’essa, e però tanto in lui l’auttoritá sua, che, avendo per approvata e per sicura l’opinione di lei, ha, come si sa, non solo onorato i suoi consigli col consentimento, ma molte volte, lasciato per somma riverenza d’adoperar il proprio giudizio e quello di suoi consiglieri

e, senza cercar piú oltre, avendo per indubitato e per

certo quel tanto che si tiene dall’Eccellenze Vostre, stimate da lui d’infallibil giudizio e di incontaminata sinceritá, s’è condotto a ritrattar le deliberazioni giá fatte e a rivocar immediate gli ordini giá espediti ed ormai condotti sul ponto della stessa essecuzione. L’Eccellenze Vostre, che lo sanno benissimo, possono anco per se stesse comprender che non essagero per affetto, ma che rappresento la pura e leale veritá.

Si è di piú la Serenitá Vostra guadagnata l’inclinazione e l’amore de’ popoli del Monferrato, ch’a lei attribuiscono e da lei riconoscono la propria diffesa senz’alcun aggravio, diversamente da quello che pur con troppo asprezza provano in altri. Essaltano però le sue lodi sino al cielo, la benedicono e la predicano per principe ch’è nobilissimo tra tutti gl’italiani, voglia piú tosto con la giustizia mantener la sua grandezza, senza aviditá, senz’affetto disordinato, quieto e ritirato, che non procura le guerre, non va infestando altrui con insidie, ma diffende con le sue forze e con il suo valore il giusto ed il ragionevole, senz’offesa d’alcuno. E, non potendo per ora in altra maniera dar segno della loro divozione, par che, per cosí dire, adorino