Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/293

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avvertenze generali 287

la relazione di molti ambasciatori non curanti delle deliberazioni del senato, mentre sappiamo che la morte impedí a taluno di dettarla e che l’incendio del 1577 ne soppresse verisimilmente altre.

Molte di codeste scritture si conservano nell’Archivio di Stato in Venezia originali o soltanto nelle copie ufficiali dei registri voluti dal senato: spesso manca però l’originale e persino la copia ufficiale, e dobbiamo accontentarci di copie, talora uniche, altra volta numerose, custodite in pubblici o privati depositi nostri o stranieri. Perché, quantunque le relazioni fossero naturalmente segrete1, non dovette esser difficile, come mostrano il Ranke ed il Baschet, ai principi interessati, che avidamente le aspettavano, e agli eruditi raccoglitori, che non meno avidamente le ricercavano, procurarsene copia; e d’altra parte è certo che gli stessi patrizi veneti, per propria istruzione, volevano aver copia almeno delle migliori ne’ familiari archivi, come appare manifesto dalle raccolte veneziane, la cui dispersione contribuí ad arricchire depositi italiani e d’oltralpe.

Il confronto di tali copie mostra poi la derivazione dal comune originale, giacché, tranne lievi eccezioni, esse non presentano differenze sostanziali, ma alterazioni, omissioni o riassunti dovuti agli amanuensi.

L’importanza storica, politica, statistica, geografica di questi documenti, preziosi per minuta e sagace analisi e per acuta sintesi, tosto riconosciuta da diplomatici e da raccoglitori, da storici e da eruditi, fece pur sorgere presto il desiderio di divulgarli per la stampa. Così nella prima edizione del Tesoro politico2 apparvero

  1. Baschet, La diplomatie vènitienne, Paris, 1862, p. 43. Maggior severitá contro la divulgazione delle relazioni fu introdotta sulla fine del secolo xvi, quando Lazzaro Soranzo, L’ottomano, in Ferrara, 1599, p. 27, scriveva che «ora non si comunicano per divieto». La segretezza del resto non era tale, che non si potesse comperare con danaro dai rappresentanti dei principi: cfr. R. Putelli, Il duca Vincenzo I Gonzaga e l’interdetto di Paolo V a Venezia, parte v in N. Archivio veneto, nuova serie, xxii, 2 (1911).
  2. Tesoro politico, cioè relationi, istruzioni, trattati, discorsi vari di ambasciatori, pertinenti atta cognizione e intelligenza delli Stali, interessi e dipendenze dei piú gran prencipi del mondo, Nell’accademia italiana di Colonia, 1589. La seconda e la terza edizione (1595, 1598) sono pure di Colonia, e la quarta (1600) di Milano. A Vicenza si stampò la continuazione, come seconda parte, nel 1602, e a Tours una terza parte nel 1605, tradotta in latino e stampata a Francoforte