Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/17

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conte Zuan Francesco da la Mirandola, li era posto impedimento per francesi ad instanzia de’ Sanseverini; e demum si doleva che monsignor di Lantrech pretendesse aver in dono Vigevene da poi la morte sua.

Vedeva aver messa tante volte la vita per francesi e reportarne ingratitudine: questo lo faceva straparlar e mettersi in desperazione; e fece el testamento suo, per el quale lassa le intrate de Vigevene a sguizari; e fece confederazion con le tre Lige, tolendo la protezion sua: e diceva aver avuta licenzia da re Luis. Questo fece per mantenir il Stato, dapoi la morte sua in el nepote. Fu accusato al re per alcuni Visconti, e li fu fatto intender esser necessario l’andasse in Franza. Accrescete etiani el suspetto al re l’andata sua a Mus e Musoch ed in vai de Ren, lochi a li confini de’ grisoni. comprati avanti la venuta de’ francesi in Italia, dove el poteva e se pò far da 3 in 4000 fanti, e fu dal paese molto ben veduto; essendo Mus sopra el lago de Como inexpugnabile, quale sempre se ha tenuto a nome suo, etiam che francesi fusseno expulsi, e cussi Musoch. linde, intesa la suspicione aveva di lui el re, confíso de li gran meriti sui con la corona de Franza, deliberò in quella etá decrepita e tempo autunnale andar a la corte e passar li monti; e veramente se ’l non andava, seria sta’ retenuto a Milano e posto in Castello. Fu malveduto dal re; e da fastidio e grandissimo cordoglio, avendo brusor de urine, a Chiartres passò de questa vita. Ed ebe a dir che per quelle parte l’avea peccato, per le medesime el pativa e conveniva morir: che ’l avea commesso grande inconveniente per causa de’ francesi, avendoli introdutti in Lombardia, che iustamente da loro el pativa; e che etiam per le parte pudibunde l’avea commesso de gran peccati. El re averia maltrattato li posteri sui, se da tutto el mondo non avesse avuto rechiami, e maxime dal papa e sguizari, che aveano palpata la fede sua.

E morto malissimo contento de Franza. L’era de etá de anni 76, assai robusto, picolo ed alquanto grosso. Si delectava de lettere, aveva un ragionar facetissimo, dittava benissimo e brevemente e nel parlar suo sempre interseriva qualche auctorilá