Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/207

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illustrissima sua casa e la osservanza sua verso la serenissima casa d’Austria, e che medesimamente io credeva che la Serenitá Vostra non avria fatto stima di questo accidente, non essendo occorso cosa che abbia potuto macchiar la sua dignitá. Il principe a queste parole non rispose alcuna cosa, con mia grandissima meraviglia, confessando tacitamente l’error fatto dal duca suo padre, il quale fece tutto il contrario nel caso del segretario Fedeli della Serenitá Vostra; il quale non vòlse che comparisse in cerimonie con altri ambasciatori, se non mostrava chiaramente aver titolo d’ambasciatore, e contra quello ch’ il principe medesimo ha visto usarsi in Spagna, appresso il qual re tiene il re di Polonia un suo segretario, che è persona onoratissima, con grandissima provisione, al quale, per aver titolo di segretario, non vien dato luogo da alcun ambasciatore. Onde in quella occasione il duca, per dar a se medesimo un poco di fumo, ha mostrato di aver poco respetto alla dignitá della Serenitá Vostra, facendo in un tempo medesimo due errori notabili : uno, nel dare al segretario di Polonia titolo di ambasciatore, il quale il re suo medesimo non glielo ha voluto dare, per esser solito darlo solamente a’ principali prelati e baroni del suo regno, li quali manda a’ maggiori principi di cristianitá; l’altro, in voler tórre il luogo suo allo ambasciatore della Serenitá Vostra, la quale, in questa occasion di nozze, avea mostrato cosi onorato e vero segno d’affezione verso Sua Eccellenza. Però il duca con questo atto ha avanzato tutte queste cose; si è mostrato ambizioso, ha mostrato la poca buona mente sua verso questa serenissima republica e non ha avanzato cosa alcuna col re di Polonia. Avendo, serenissimo Principe, eccellentissimi signori, parlato dello animo che ha il duca di Fiorenza verso questa serenissima republica, e finalmente della intelligenza che ha con li re e principi d’importanza, e medesimamente della persona del duca, di quella del principe e della loro qualitá e della ricchezza de* suoi sudditi, delle publiehe entrate, della milizia, cosí terrena come maritima, e forze del suo Stato; mi par aver sodisfatto a quanto da principio promessi, se non in quel modo, ch’era obligo mio