Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/96

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richiedere consiglio a Sua Santitá come avevano a gubernarsi e trattare simili et semel con li cesarei che accettassero la cittá di Bologna in protezione con offerta anco de danari, dubitando ancor loro della potenzia de detti cesarei, i quali, se ritornassero, non saccheggiassero e ruinassero Bologna, qual oratore andava per nome d’ambedue le fazioni, le quali erano convenute che la guelfa fazione contentava di aderirsi a Cesare unitamente con la fazione imperiale, dummodo li Bentivogli non fussero rimessi in Bologna, e cosí la parte imperiale gli avea promesso; in essecuzion del qual concordio detto orator, come espressamente mi disse, andava verso Roma per adattar le cose di quella cittá con li cesarei, per nome, come è detto, d’ambe le fazioni; qual orator, gionto a Fiorenza, e per avermi conosciuto e contratto amicizia meco quando era orator a Roma, venne a me, e, avendomi detta tutta la causa della sua legazione, essendo alquanto infermo ed essendo le strade non molto sicure, mi domandò consiglio di quanto l’avea a fare. Io, avendo conosciuta questa materia d’infinita importanzia e che da questa legazione, il pontefice prigione e in le mano de’ cesarei, se poteva iudicar certo che seguiva l’accordo di Bologna con li cesarei (il che se ne fusse seguito, anco Fiorenza saria sta’ astretta mutar sentenzia e farsi imperiale, e poi tutta la Romagna ed anco la Lombardia conveniva fare il medemo), cominciai, con quel destro modo che Dio mi inspirò, a dissuadere detto oratore che non andasse piú oltra e che il ritornasse a Bologna, discorrendoli prima circa l’interesse publico della sua cittá, perché tal concordio con li cesarei saria causa della ruina di quella, come è stata di Roma, imperoché gli imperiali le tornano a parte a parte quanti danari avessero e, nonostante alcun concordio, come le genti non avessero danari, gli dariano la sua cittá a sacco, come hanno fatto di Milano e di Roma e volevano fare di Fiorenza, se le genti della liga non giognevano a tempo ; poi che non potevano far cosa di maggior displicenzia al pontefice di questa, imperoché, sendo prigione, Sua Santitá non potria consigliar bolognesi né operar altro che quanto vorriano li cesarei ; e però il pensasse che